Nel documento veniva posta all’attenzione del Consiglio la preoccupante relazione del Politecnico di Torino, commissionata dalla stessa Ilva, come prescritto nell’autorizzazione Integrata Ambientale, in cui vengono certificati i livelli altissimi di diossina che ci sono stati ai Tamburi di Taranto tra l’agosto 2013 ed il febbraio 2015 con picchi fino a 791 picogrammi al metro quadro (mai avuti prima in Italia) e lo sconcerto per non aver ancora oggi la possibilità di conoscere i dati della diossina successivi a quella data fino ad oggi, in una città così a rischio per l’ambiente e per la salute come Taranto .
«Voglio ricordare – si legge ancora – che la diossina è un pericoloso cancerogeno genotossico. Quindi ho evidenziato la gravità del ritardo (anni) con cui la popolazione di Taranto è venuta a conoscenza di questi dati così importanti per la salute umana e solo tramite stampa e da denunce degli ambientalisti. Gravissimo è stato soprattutto il comportamento della struttura commissariale dell’Ilva (amministrazione statale ) che non ha comunicato tempestivamente dei dati così essenziali per la salute pubblica alle strutture di controllo, impedendo di fatto eventuali interventi preventivi di tutela sanitaria della popolazione tarantina. Allarmante , inoltre, per comune conoscenza derivanti da notizie disponibili in rete, che continuino le attività agricole intorno allo stabilimento Ilva ed il pascolo di animali, nonostante i relativi divieti riguardino un raggio di 20 km dall’Ilva, mettendo anch’essi a rischio la salute pubblica».
Spiega il consigliere comunale: «Poiché il Sindaco ha precise responsabilità ex lege in materia di sicurezza , sanità e igiene pubblica e, se esistono pericoli incombenti, in adempimento della Direttiva Seveso deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta, gli viene chiesto: a) di adottare ogni provvedimento in suo potere per tutelare la sicurezza, la sanità e l’igiene pubblica; b) di informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è stata sottoposta dopo il febbraio 2015 fino al periodo attuale; c) di attivarsi per chiarire immediatamente le cause che hanno provocato la dispersione nell’ambiente di elevati valori di diossina; d) di richiedere ad Arpa Puglia di produrre i dati più recenti sulle deposizioni della diossina; e) di attivarsi per fare in modo che la rilevazione delle diossine , in tutta la città, abbia una rete di monitoraggio aggiornata ai dati il più possibile recenti; f) di coinvolgere le istituzioni preposte, ARPA, ASL, etc., sulla verifica della responsabilità delle fonti inquinanti di diossine, adottando ogni atto conseguente alla tutela della salute pubblica ed eventualmente richiedendo la revisione o la revoca delle autorizzazioni ambientali rilasciate».
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