San Cataldo di Taranto: la Uil Puglia presenta ricorso contro il nuovo ospedale
“Abbiamo presentato ricorso contro la realizzazione dell’ospedale San Cataldo di Taranto. Tante, troppe sono le criticità, gli aspetti poco chiari della vicenda: vogliamo tutelare la cittadinanza di Taranto contro l’ennesimo fallimento della sanità regionale, affinché non si ripeta un San Raffaele bis”.
Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia, si è espresso in questi termini nel corso della conferenza stampa congiunta con l’avvocato Sergio Torsella, il legale che affiancherà la UIL in questa dura presa di posizione contro la costruzione del nuovo e costosissimo (oltre 200 milioni di euro) nosocomio di Taranto.
“Il progetto – spiega ancora Pugliese – è privo di Valutazione d’Impatto Ambientale, della Valutazione Ambientale Strategica e in completa dissonanza con i dettami del Piano Territoriale Paesaggistico, che vieta espressamente ulteriore consumo di suolo. Il nuovo ospedale, invece, è previsto in aperta campagna, in terreno agricolo, il che ha costretto il Comune di Taranto a una precipitosa variante sul piano regolatore. Inoltre, va ricordato che la zona individuata per realizzare la mastodontica opera è priva di qualsivoglia infrastruttura, di servizi e di collegamenti, che peraltro non rientrano nel progetto finanziato e che, pertanto, ricadrebbero sul Comune di Taranto, il quale sarebbe impossibilitato a farsene carico. Che vantaggi potrebbe dare a una provincia ultima in Italia per rapporto posti letto/abitante e per qualità del servizio sanitario, travolta da mille emergenze sanitarie e ambientali, un mega ospedale irraggiungibile dai cittadini e sprovvisto di energia, gas, acqua e rete fognaria?”.
La controproposta della UIL è chiara: “Il San Cataldo si finanzierebbe con 200 milioni del contratto istituzionale per lo sviluppo di Taranto. Ebbene, perché non utilizzare quei fondi per ampliare l’ospedale Nord, che per posizione e qualità potrebbe addirittura ergersi a polo d’eccellenza sanitario al servizio del territorio? Ciò permetterebbe di dimezzare tempi – al momento estremamente incerti – e costi dell’operazione, moltiplicandone l’efficacia. Evitando, così, un fallimento che avrebbe conseguenze disastrose su una città e una provincia che aspettano, dalle istituzioni, segnali di cambiamento concreti e non costose, quanto inutili promesse”.