Ilva, Emiliano a Taranto: «Per me le persone sono sempre state più importanti dei fatturati»
«Non c’è più tempo da perdere, è il momento della responsabilità, siamo di fronte ad un rischio molto concreto di messa in discussione dell’esistenza dell’Ilva e del sistema siderurgico nel nostro Paese». Comincia così l’intervento del segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, oggi a Taranto per il convegno organizzato dalla Cgil sul futuro dell’acciaio. Parla di Ilva Landini nella sua relazione e snocciola un po’ di numeri – forniti dai commissari nei giorni scorsi – sul gruppo Ilva.
«La forza lavoro al 31 novembre del 2015 è di 14.129 persone a cui si aggiungono più di 900 persone in altre società controllate dal gruppo in Italia. Con tutte le attività dell’indotto e all’estero, parliamo di 15.500 persone». Come si mantengono i livelli occupazionali salvaguardando la salute di operai e cittadini? «Con la qualità degli investimenti, con le migliori tecnologie disponibili e la trasparenza nella gestione di questa fase delicata della cessione del siderurgico» più grande e inquinante d’Europa, ha argomentato Landini. E lancia una stoccata al gruppo Marcegaglia, che proprio nelle stesse ore visitava gli impianti della fabbrica.
«Per i lavoratori Marcegaglia – che qui a Taranto ha cessato le attività e che oggi sono in mobilità – è un po’ singolare questo tentativo di rilevare l’Ilva». Ci sono diversi gruppi privati interessati ad acquisire Ilva, ha spiegato il segretario generale Fiom, ed è stata formalizzata una presenza della Cassa Depositi e Prestiti «come elemento strategico: penso che in questa fase, accanto ai progetti industriali, il ruolo pubblico sia un punto decisivo». Poi un’altra stoccata. «C’è un elemento nel nostro Paese che sta ammazzando l’occupazione: il livello di corruzione sempre più alto».
Sul futuro dell’Ilva è intervenuta anche il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: «C’è una situazione di incertezza, siamo preoccupati. Per questo vorremmo conoscere la situazione patrimoniale delle aziende che intendono acquisire l’Ilva, le scelte di investimento e i loro programmi industriali». L’obiettivo per la Camusso dovrebbe essere «un piano che tenga fede alle scelte di ambientalizzazione, salute, sicurezza della città e della produzione».
Sul tema della trasformazione tecnologica degli impianti Ilva, si è espresso Massimo Mucchetti, presidente della Commissione Industria, commercio e turismo del Senato: «Nella primavera del 2014, l’allora commissario Bondi aveva elaborato un piano industriale che avrebbe potuto, nel tempo, riconciliare la città con l’Ilva e l’Ilva con la città rilanciando la produzione nel rispetto dei vincoli ambientali». Il punto cruciale di quel piano – secondo Mucchetti – «riguardava la trasformazione tecnologica degli impianti con la riduzione delle cokerie e la produzione del pre-ridotto. Si sarebbe avuta la stessa qualità della produzione tradizionale con un impatto ambientale che sarebbe andato a ridursi. Già allora sarebbe stato possibile avere il gas a prezzi ragionevoli».
Sarebbe stata la cecità del governo – ammette – a comportare il tramonto di quella ipotesi. «Il governo era convinto di avere già il compratore, santa ingenuità: con le prescrizioni di allora e i tempi di attuazione previsti, con le carte giudiziarie esistenti, nessun compratore sano di mente si sarebbe avvicinato all’Ilva».
Ci vorrà tempo per capire se e chi si è avvicinato concretamente all’acquisto dell’Ilva di Taranto. Ma come ha detto Landini, uno dei nodi principali resta la sicurezza, dal momento che incidenti più o meno gravi e purtroppo anche mortali, continuano a ripetersi. Proprio sulla sicurezza degli impianti è tornato il governatore della Puglia, Michele Emiliano, anche lui tra gli ospiti dell’incontro a Palazzo del Governo.
«Questa è l’unica fabbrica – ha detto – dove la magistratura non può intervenire per assicurare la sicurezza degli impianti per gli effetti di un decreto». Emiliano riprende anche la questione decarbonizzazione. «Il nostro Paese si è impegnato a decarbonizzare. E quell’impegno, in Puglia, lo abbiamo preso sul serio. Nel caso specifico la Regione propone la decarbonizzazione dell’Ilva. Anche in relazione alla prospettiva di un gasdotto in via di realizzazione (il Tap) che la Regione vorrebbe localizzare a Brindisi e non a Melendugno per evitare di costruire 55 km inutili di gasdotto, dovendo spostare 700mila alberi di ulivo in zona colpita da Xylella, per poi andare a finire in una spiaggia senza una ragione. Il tutto in una terra con presenza di criminalità organizzata».
La decarbonizzazione per Emiliano non sarebbe un problema per la competitività dell’acciaio prodotto a Taranto: «Ma io alle madri e ai padri dei bambini di Taranto che mi chiedono risposte posso mai dire che “per essere competitivi” non si possono cercare altri mezzi tecnologici per abbattere l’inquinamento? Mi dispiace, ma non posso rispondere così. Le persone nella mia vita sono sempre state più importanti dei fatturati». E chiude con una bordata al governo Renzi dopo le dimissioni del ministro Guidi (si parla del viceministro dello Sviluppo economico, Teresa Bellanova, oggi assente nonostante l’invito, alla successione) nella vicenda Tempa Rossa. «Se basta così poco per ottenere un emendamento in un provvedimento legislativo – ha detto – onestamente la preoccupazione è altissima».