Fresco di una pubblicazione su Nature Biotechnology (http://www.nature.com/nbt/journal/vaop/ncurrent/full/nbt.3506.html) che ha suscitato interesse e curiosità in tutto il mondo scientifico, Mauro Ferrari ha presentato, nella città lucana, il lavoro di tanti anni di ricerca negli Stati Uniti. Mauro Ferrari, classe 1959, è un friulano laureatosi in Matematica all’Università di Padova e poi in Ingegneria meccanica in California e in Medicina presso l’Ohio State University. È un pioniere delle nanotecnologie applicate alla medicina e tra i massimi esperti nel settore. Dal 2003 al 2005 ha diretto il programma americano da un miliardo di dollari per la lotta al cancro tramite la nanomedicina.
L’equipe di ricercatori di Houston ha messo a punto una strategia per combattere le metastasi polmonari ed epatiche nelle cavie da laboratorio sfruttando le nanotecnologie per far arrivare i farmaci antitumorali all’interno delle cellule malate, superando le varie barriere biologiche che normalmente limitano il loro accesso. Il dott. Ferrari, persona alquanto affabile e spiritosa, affascina la platea esponendo a grandi linee il risultato delle ricerche di Houston. L’idea vincente è quella di ingannare la metastasi che è molto selettiva nell’accettare l’ingresso, nelle sue strutture, di qualunque sostanza e quindi anche di farmaci.
La tecnica sfrutta dei micro dischi di silicio poroso che hanno la capacità di legarsi all’endotelio dei vasi che portano il sangue alle formazioni metastatiche. Il silicio contiene nelle sue porosità dei micro polimeri filamentosi formati da un gran numero di vescicole contenenti farmaco. I filamenti, una volta entrati nel liquido extracellulare della metastasi, si dissolvono liberando un gran numero di vescicole che hanno la caratteristica di ingannare le cellule tumorali che le scambiano per microsomi, permettendo il loro ingresso all’interno di esse. Una volta all’interno, le micro vescicole arrivano, sfruttando strutture di trasporto intracellulari, nei pressi del nucleo dove, grazie ad una maggiore acidità, si dissolvono liberando il farmaco.
Lo studio non riguarda, quindi, il tipo di farmaco che si utilizza (ne esistono tanti e molto efficaci), ma il mezzo per farlo arrivare dentro le cellule malate. In laboratorio, il 50% dei topini affetti da metastasi polmonari ed epatiche guarisce completamente, mentre la restante parte allunga comunque di molto la sopravvivenza. Certamente, dal laboratorio alla pratica clinica il passo è lungo. Mediamente una nuova tecnica farmaceutica impiega quindici anni per superare tutte le fasi sperimentali ed entrare nell’uso comune, ma il dott. Ferrari spera di accorciare a due o tre anni questo tempo, avendo la sua equipe messo a punto la parte riguardante la manifattura farmaceutica che è il passo normalmente più complicato.
A breve partiranno le sperimentazioni sulla tollerabilità nell’uomo e si spera che, superata questa fase, si possa partire con le sperimentazioni cliniche. Le aspettative di tutto il mondo scientifico sono enormi, ma anche lo scetticismo di parte del mondo della medicina più tradizionale che non è ancora pronta a queste novità che le nuove tecnologie possono portare. Il dott. Ferrari ha già da tempo rinsaldato il legame con l’Italia e in particolare con la Calabria.
Infatti, trovatosi per caso nel 2005 in vacanza in questa regione e alloggiando a Gagliato, piccolissimo paese di 500 abitanti in provincia di Catanzaro, stregato dal fascino del posto e dall’accoglienza che vi ha trovato, ha inaugurato nel 2008 Nano Gagliato, un meeting che annualmente d’estate attira nel paese, per cinque giorni, i migliori esperti mondiali di nano tecnologie che si confrontano sulle novità del settore e mettono su nuovi progetti di ricerca.
Grazie a questa iniziativa, Gagliato, che era un paese in decadenza, ha ritrovato nuove energie e stimoli soprattutto da parte dei pochi giovani del paese che sono diventati grandi appassionati di scienze e che vedono ora in questo settore il loro futuro. Un incontro con Ferrari che apre il cuore alla speranza di nuovi successi contro il cancro e questo grazie ad uno dei tanti italiani che si fanno apprezzare nel mondo. Matera ha svolto, in questa occasione, al meglio il suo ruolo di Capitale della Cultura, favorendo la conoscenza di una ricerca che potrebbe risultare nel prossimo futuro una svolta essenziale nella lotta al tumore.
Giuseppe Aralla (biologo)
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