Si avvicina sempre più la data della consultazione referendaria del 17 aprile 2016, in merito all’unica norma superstite dell’articolo in materia di esplorazioni petrolifere del famigerato decreto sblocca-Italia. Quella che riguarda la proroga dei titoli rilasciati per le trivellazioni in mare “per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e salvaguardia ambientale”. In pratica, si tratta di un articolo che fa un enorme favore ai concessionari di pozzi petroliferi a mare, prorogando sine die le concessioni in essere, anziché estinguersi alla scadenza. Infatti, la concessione resterà aperta finché ci saranno idrocarburi da pompare.
In questo modo i concessionari avranno agio di gestire nel modo per loro più conveniente il giacimento, ad esempio fermandone lo sfruttamento per riattivarlo quando i prezzi del greggio tornassero ad alzarsi. Prolungando in questo modo le minacce agli ambienti marini. E’ chiara a tutte e tutti la testarda volontà da parte del Governo di alimentare un disorientamento dell’elettorato, puntando su un risultato di bassa partecipazione al voto che verrebbe poi usato come argomento per mantenere in campo gli interessi dei petrolieri. Proprio questo, contrastare la volontà di svuotare gli strumenti di democrazia diretta, è uno degli ottimi motivi per attivarsi in una campagna referendaria che punti a superare il quorum e a vedere il trionfo del “SI”.
Ad essere in gioco infatti non sono solo i contenuti specifici del quesito referendario, la consultazione servirà a imporre una diversa agenda energetica per il nostro Paese, accelerando la strategia di uscita dalle fonti fossili e, di conseguenza, scegliendo di puntare su rinnovabili ed efficienza per mettere in pratica gli accordi raggiunti alla Conferenza di Parigi dello scorso dicembre. Il prossimo mese sarà di intenso lavoro per le reti, le associazioni, i movimenti e le forze politiche che vorranno scrivere un’altra storia energetica. Si tratterà di spiegare che il referendum è, certo, per proteggere il mare, le spiagge, le coste dagli inquinamenti e dai rischi di grave sversamento per incidenti.
Ma soprattutto è una chiamata popolare per far sapere al Governo che un diverso futuro energetico è possibile e concreto, che l’Italia può e deve mettersi alla guida dei Paesi decisi a lasciarsi alle spalle l’economia fossile, per fermare la febbre del pianeta e utilizzare al meglio le risorse energetiche rinnovabili di cui dispone, a partire dal sole. Il voto referendario è uno dei pochi strumenti di democrazia a disposizione dei cittadini italiani ed è giusto che i cittadini abbiano la possibilità di esprimersi anche sul futuro energetico del nostro Paese. La Federazione Provinciale di Taranto del Partito della Rifondazione Comunista fa appello a tutte le cittadine e cittadini della provincia jonica, alla massima partecipazione al voto e a votare SI al referendum del 17 Aprile 2016.
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di Taranto
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