Taranto non è una città per camperisti. Un grosso limite per l’economia locale che si priva dei vantaggi offerti dal turismo itinerante. Fa rabbia vedere lo stato di degrado in cui versa l’area di sosta di via Mascherpa, nei pressi della Saram e del Ponte Punta Penna. L’immagine offerta dal luogo è desolante: rovi, sterpaglia, transenne gettate per terra e rifiuti di ogni genere. Il tutto nell’indifferenza degli amministratori locali.
Basta vedere le foto gentilmente fornite da Max Perrini per rendersi conto della gravità della situazione. Eppure, quella struttura avrebbe un grande valore strategico. Consentirebbe ai camperisti di fermarsi a Taranto per diversi giorni usufruendo di un’area attrezzata, invece di accontentarsi di un semplice “mordi e fuggi”. La sua posizione, poi, non è casuale considerata la presenza in zona delle scuole militari e del parco archeologico. Inoltre, favorisce la sosta di mezzi ingombranti che non trovano parcheggio in città.
Pensate a ciò che è successo ai primi di marzo, quando 70 camper (con almeno 200 persone a bordo) sono giunte dalla Lucania per radunarsi nell’area del porto mercantile. In poco meno di due giorni, questi turisti hanno visitato la città alimentandone l’economia. Hanno fatto un salto al museo MarTa, al Castello Aragonese e in Città vecchia. Tutto in pochissimo tempo perché l’area del porto non poteva essere occupata dai camper per un periodo più lungo. Si è trattato, infatti, di una soluzione tampone.
Immaginate, invece, cosa sarebbe successo se questi turisti avessero potuto sostare nell’area di via Mascherpa e godersi il territorio in ogni dettaglio. E pensate quanto sarebbe stato bello accoglierli durante la Settimana Santa quando la città potrà offrire un ricco programma di itinerari ed eventi culturali tra aree archeologiche, monumenti, ipogei e palazzi storici del Borgo Antico (leggi qui). Quale migliore occasione per aprire le porte a chiunque voglia conoscere in maniera più approfondita le nostre bellezze? Ma per i camperisti Taranto non è la meta ideale.
Lo sa bene Mario Alessi, presidente del Club Campeggiatori “Nino D’Onghia”, da anni impegnato in una battaglia che punta alla riapertura dell’area di sosta di via Mascherpa. Per anni, il Club ha interpellato sindaco, assessori e consiglieri di opposizione, senza ottenere finora alcun riscontro concreto. Con Alessi ripercorriamo le tappe principali della vicenda.
LA STORIA
Nel 2000, dopo una costante sollecitazione da parte degli organi di campeggio locali, il Comune di Taranto, nell’ambito dei progetti finanziati coi Programmi Operativi Plurifondo (P.O.M.), inaugura la struttura. Costo: circa 2 miliardi delle vecchie lire. Inizialmente, l’area viene data in gestione ad una società che ne fa un pub con annessa pizzeria e bar. Scelta che penalizza la disponibilità di spazio per i camper in transito. In realtà, ci sarebbe posto per un’ottantina di mezzi.
Cessato il rapporto di gestione, l’area viene momentaneamente abbandonata per poi essere affidata nel 2004, in comodato d’uso, al club di campeggiatori locali che per 2-3 anni fornisce il servizio di accoglienza camper, ottemperando alle finalità previste dall’iniziale destinazione d’uso. Nel 2005, il Club organizza un raduno nazionale per celebrare il 25° anniversario della sua fondazione. L’evento porta a Taranto famiglie intere provenienti da ogni parte d’Italia.
A seguito del dissesto comunale, però, il Comune decide di chiedere un canone mensile di 5.330 euro. Una cifra fuori dalla portata del Club dei campeggiatori che declina la richiesta. Siamo nel 2007. A questo punto, l’area viene usata temporaneamente come sede del Servizio di Protezione Civile, per poi essere completamente abbandonata alla fine del 2007.
IL CASO GIUDIZIARIO
Non mancano le vicissitudini giudiziarie. Nel settembre del 2007, balza agli onori della cronaca tarantina l’inchiesta sugli appalti relativi alla gestione del bar dei “Giardini Virgilio” e dell’area attrezzata per la sosta dei camper. Appalti aggiudicati, rispettivamente, alla cooperativa “Il Panda” e alla ditta “OK Executive” per un iter ritenuto non limpido dalla magistratura.
ANNI DI DENUNCE E SOLLECITAZIONI
Negli ultimi anni, tutti gli appelli rivolti agli amministratori locali per riaprire la struttura sono caduti nel vuoto. Il Club Campeggiatori “Nino D’Onghia” si è persino detto disponibile a offrire gratuitamente la propria consulenza al fine di rendere l’area funzionale. Per raggiungere l’obiettivo sono state giocate tutte le carte possibili: dagli articoli sui giornali ai sopralluoghi con gli assessori, dalla pubblicazione su Facebook di foto che denunciano il degrado della struttura agli interventi di Ivan Perriera, prima come coordinatore UCA ed ultimamente come responsabile nazionale del Laboratorio Turismo dell’Italia dei Valori. Nessun tentativo ha finora sortito l’effetto sperato.
LA CIFRA DEL MANCATO BUSINESS: QUASI 2 MILIONI DI EURO
Il Club presieduto da Mario Alessi ha voluto quantificare il mancato business legato all’area di sosta. Statistiche ormai consolidate confermano che mediamente il turista in plein-air spende nelle località che visita circa 45 euro/giorno (a persona). Prudenzialmente è possibile ridurre questa cifra a 35 euro. Considerando Taranto una meta a media vocazione turistica, si può ipotizzare l’utilizzo dell’area per circa 160 giorni/anno con una presenza media di 20 camper. Il periodo di 160 giorni comprende la stagione estiva, le festività ed i ponti, i fine settimana, gli eventi locali (la Pasqua, Il Palio, raduni organizzati a carattere interregionale e nazionale).
Il tutto per un totale di 3.200 (160×20) presenze camper/anno. Considerando un camper composto anche da due sole persone, otteniamo una presenza di turisti itineranti in città pari a 6.400 unità, che per 35 euro di spesa a persona, comporta un movimento di moneta circolante pari a 224.000 euro/anno. Moltiplicando questo dato per gli otto anni di chiusura dell’area, si raggiunge un mancato rilascio economico sul territorio tarantino di 1.792.000 euro. Inoltre l’introito per il pernotto dei camper nell’area sarebbe stato di 32.000 euro/anno (3.200 presenze per 10 euro/notte) pari a 256.000 euro in otto anni. Vi sembra poco?
L’APPELLO ALLE ISTITUZIONI
L’appello rivolto agli amministratori locali è chiaro: datevi una mossa. Il bando avviato per la gestione dell’area camper di via Mascherpa risulta fermo da mesi. La mancanza di una struttura pubblica attrezzata costringe i camperisti a visite lampo. Una situazione indegna di una città civile. Un limite imbarazzate per una realtà che vorrebbe rilanciarsi anche dal punto di vista turistico. Per questo ci aspettiamo una risposta rapida e convincente da parte dell’Amministrazione Comunale. Non c’è più tempo da perdere.