La Marina ha però occupato militarmente Taranto, enormi spazi sottratti al territorio. Se fino a qualche decennio fa ciò non era motivo di critica per la minore estensione della città e per la minore coscienza civica, oggi la sua presenza comincia ad essere considerata, sempre più, invadente ed esagerata. Il simbolo di questa occupazione è senz’altro il muraglione dell’Arsenale. Alto 7 metri e lungo 3,2 chilometri, divide Taranto in due, proteggendo una parte, ai più sconosciuta, comprimendo l’orizzonte e provocando a tanti cittadini un senso di urbana claustrofobia.
Un’area attualmente estesa per oltre 90 ettari con 3 km di costa e 4,5 km di banchine: una seconda città che confina con Taranto. Il mar Piccolo era considerato porto sicuro, inattaccabile, quando si progettò la vecchia base navale. Tre o quattro generazioni di navi hanno fatto base nello specchio di mare oltre il ponte girevole e, nelle cartoline, Taranto è stata spessissimo rappresentata da una nave che attraversa il canale navigabile con il Castello sullo sfondo e i marinai sull’attenti che salutano impettiti. Negli anni in cui la Patria, la Bandiera, l’orgoglio nazionale erano il messaggio ufficiale da proporre, si poteva leggere tanta retorica in quelle immagini.
Nel 2004 la base navale è stata trasferita in Mar Grande, in zona Chiapparo e, anche qui, la Marina ha fatto le cose in grande: 60 ettari, possibilità’ di accogliere fino a 20 unità navali, centri direzionali e operativi e oltre 2000 addetti. Il trasferimento della base in Mar Grande ha fatto sperare in una completa dismissione della Banchina Torpediniere e in effetti, già prima dell’abbandono del Mar Piccolo, la Marina e il Ministero della Difesa avevano firmato, in più riprese, dei preliminari d’accordo con il Comune di Taranto per la cessione dell’area.
L’occupazione militare del Mar Piccolo non si limita a parte del primo seno, ma continua anche nel secondo, anche se in questo caso da parte dell’Aeronautica. L’ingresso del centro addestramento SARAM infatti è visibile imboccando Ponte Punta Penna e occupa un’area che nacque come idroscalo e successivamente fu trasformata in centro di accoglienza e formazione reclute. Dal 1977 è scuola di addestramento volontari dell’Aeronautica. Può ospitare fino a 1000 allievi, ma solitamente non è mai al completo. È anche sede operativa NATO. Sempre nel secondo seno del Mar Piccolo, presso l’area della palude La Vela, si trova il più grande deposito di carburante dell’Aeronautica.
Cinquanta ettari di territorio di grande rilevanza naturalistica nelle cui viscere si trovano enormi depositi che vengono riforniti attraverso una nave cisterna lunga 130 metri che a scadenze fisse scarica, attraverso un lungo pontile, il suo carico. Inutile dire quale sarebbe il danno ambientale se si verificasse un incidente con conseguente sversamento di carburante in mare. L’area del deposito, tra l’altro, confina con l’oasi naturalistica gestita dal WWF. Altra scuola di formazione e addestramento è MARICENTRO con ingrasso in via Cagni. Per decenni migliaia di reclute hanno frequentato questa grande struttura il cui ingresso è caratterizzato dalla presenza di due grandi leoni in pietra.
Dal 2013, nell’ambito degli interventi di razionalizzazione delle spese militari, i corsi sono stati spostati presso l’altra scuola sottufficiali a San Vito, la MARISCUOLA. Questa scuola occupa 32 ettari e comprende aree a verde con pineta, 43 edifici con oltre centomila metri quadri al coperto per la logistica e la didattica. Campi di calcetto, tennis, pallavolo, pallacanestro e piscina coperta a disposizione di chi la frequenta. Sempre in zona, un porticciolo con barche a vela e a motore in uso alla scuola. MARISCUOLA ha una potenziale possibilità recettiva di 2500 allievi, ma mediamente, da giugno ad ottobre, gli effettivi frequentatori dei corsi di formazione sono un migliaio. Oltre ad essi vi sono quasi 700 unità di personale permanente.
Sempre a San Vito si trova MARICENTADD, che forma specialisti della navigazione, ospitando per alcune settimane i futuri esperti che gestiranno i sistemi operativi delle navi. Non solo basi navali e scuole militari a Taranto. La Marina dispone anche di un Ospedale Militare che insiste su un’area di grande interesse archeologico. Nel suo perimetro si trovano, per esempio, i resti di un tempietto di epoca romana, al cui interno si possono ammirare ancora stucchi e bassorilievi. Vi sono inoltre resti della Villa Capocelatro e in particolare due grandi felini in pietra.
La Villa, costruita a fine ‘700, fu abbattuta, insieme alla Chiesa di Santa Lucia che sorgeva sulla vicina spiaggia, nel 1893. E questo fu uno dei tanti scempi ai danni della nostra storia. Negli anni si è tentato, a più riprese, di utilizzare l’Ospedale Militare anche a scopi civili. Nel 2014 il Presidente Vendola e la ministra Pinotti firmarono un patto d’intesa in tal senso ma, nella realtà, l’Ospedale resta ad uso quasi esclusivo della Marina. In qualche caso si è utilizzata la camera iperbatica presente nella struttura per uso civile, sopperendo alle carenze delle strutture pubbliche.
L’interdizione allo sbarco e la fruizione limitata ai soli militari delle spiagge di San Pietro hanno preservato l’ambiente marino e terrestre delle due isole. Da diversi anni, il Demanio ha acconsentito al libero accesso alle spiagge nei mesi estivi anche da parte dei comuni cittadini. San Pietro e San Paolo vanno certamente tutelate, permettendo però a chiunque lo volesse di potervi accedere, nel rispetto dell’ambiente naturale finora preservato.
Tanta parte di Taranto, in definitiva, militarizzata. Una città nella città, forse sovradimensionata alla luce delle attuali esigenze operative e gestionali della Marina. Restituzione alla città e riqualificazione di alcuni siti militari dovrebbero far parte dei progetti di sviluppo di una Taranto che guarda al futuro. Una Taranto stretta tra industria da una parte e Marina Militare dall’altra e che cerca spazi fisici, reali, da riempire con cultura e ambiente.
Giuseppe Aralla
Nota dell’autore: in questo articolo non si è volutamente affrontato l’aspetto legato al danno ambientale che la presenza di strutture militari nel territorio di Taranto ha provocato. È un tema molto complesso che merita un approfondimento a parte (e che Inchiostroverde.it ha già trattato più volte concentrandosi soprattutto sui danni ambientali prodotti nel mar Piccolo dall’Arsenale Militare).
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