Ricordiamo che nel 2013, la protesta di un gruppo di cittadini contro le ruspe tra gli scavi archeologici aveva portato ad un compromesso. Il Comune di Taranto si era impegnato a salvaguardare i resti archeologici approvando una variante di progetto che consentiva di portare avanti i lavori del parcheggio attenendosi ad alcune prescrizioni fissate dalla Soprintendenza. Questo compromesso ha permesso di salvare il salvabile, ma davvero non c’era altra strada da seguire?
LE INDAGINI DI ARCHEOLOGIA PREVENTIVA
Nel periodo compreso tra il 28 giugno e il 30 settembre, l’ATI Polisviluppo-Novelune conduce ricerche archeologiche che riguardano il territorio compreso tra Punta Rondinella, la Masseria Bellavista, la Masseria Santa Teresa e il fiume Galeso. Nella relazione pubblicata sul sito della cooperativa Novelune, al termine delle ricerche, si parla di “ricchezza straordinaria dell’area indagata, che presupporrebbe un immediato vincolo e la programmazione di interventi di scavo in estensione, propedeutici a seri interventi di fruibilizzazione”. Si legge ancora: “Un così significativo spaccato di storia antica della città non può assolutamente essere sottratto alla ricerca e alla divulgazione, anche in considerazione della splendida posizione del sito, affacciato sul porto antico della città – a cavallo del mar Piccolo e dal mar Grande – da cui si gode una bellissima visione dell’isola Città Vecchia”.
PERCHE’ PROPRIO LI’?
Ma perché si è deciso di andare avanti con i lavori nonostante i risultati emersi dalle Indagini di archeologia preventiva svolte nei mesi precedenti (estate 2010) che indicavano la strada del vincolo immediato? A quando ci risulta, sono almeno due i documenti peritali del Comune che segnalavano l’importanza archeologica del rione Tamburi e della zona Croce. Oltre all’Analisi archeologica preventiva citata, prodotta del 2010 nell’ambito dell’APQ Tamburi, c’è era anche il progetto Posidonia (pubblicato nel 2001) che andava in quella direzione. Ci risulta che l’intento originario del Comune, nell’ambito dell’APQ Tamburi (Progetto Coordinato per il risanamento del quartiere Tamburi), fosse quello di cambiare la destinazione d’uso della zona “Croce” puntando sugli scavi e sulla valorizzazione dei resti della città antica.
In sede di Conferenza dei servizi per il progetto del parcheggio di interscambio le cose sono andate diversamente. Eppure, le indagini di archeologia preventiva svolte nel 2010 avevano segnalato un’intensa concentrazione di presenze antiche di tutte le epoche. E non poteva essere diversamente considerata l’importanza di Taranto dal VII millennio a.C. (Età neolitica iniziale) in poi.
La distribuzione di frammenti ceramici, elementi architettonici e blocchi erratici, testimoniavano la prosecuzione settentrionale del villaggio neolitico di Scoglio del Tonno-Croce. L’insieme degli elementi raccolti portava a considerare l’area di elevato interesse archeologico e storico. Perchè, allora, la Soprintendenza non ha indirizzato il Comune verso la scelta di realizzare in quell’area un Parco archeologico in grado di attrarre visitatori locali e turisti invece di farlo procedere con il progetto del parcheggio?
PARCO ARCHEOLOGICO DEL BELVEDERE: UN BEL SOGNO
Cosa si intende per Parco archeologico? A livello normativo è stato definito nel 2004 dal Codice dei beni culturali e del paesaggio. Viene qualificato come “un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologiche e dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto”. Il Parco archeologico si distingue dall’area archeologica che consiste più specificatamente in “sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di manufatti o strutture preistorici o di età antica”.
Leggendo il cartello dei lavori affisso davanti al cantiere del parcheggio in zona “Croce” non compare alcun riferimento alla realizzazione del Parco archeologico del Belvedere (fortemente auspicato o addirittura dato per concreto da alcuni appassionati di archeologia). Lo stesso dicasi per il verbale relativo alla variante di progetto approvata nel 2014 che prevede la continuazione dei lavori nel rispetto di talune prescrizioni. Il Parco archeologico del Belvedere si farà oppure no? Lo abbiamo chiesto all’arch. Vincenzo La Gioia, responsabile del progetto per il Comune di Taranto.
Lo stesso architetto La Gioia conferma che il Parco archeologico è tutta un’altra cosa rispetto a ciò che si sta realizzando nei pressi del parcheggio. «La destinazione d’uso può essere decisa in fase di pianificazione e non quando i lavori di un progetto sono già stati avviati – dice a InchiostroVerde – noi abbiamo scelto di realizzare il parcheggio li anche perché i terreni erano del Comune». Parlare di “Parco archeologico del Belvedere” è, quindi, improprio. Anche se ci duole dirlo. Si è scelto, infatti, di rendere compatibile un parcheggio con un’area di grande interesse archeologico. Non ci sembra la decisione più lungimirante per una città che vuole valorizzarsi andando oltre la monocultura dell’acciaio. Presto torneremo a parlare della vicenda, anche alla luce di quanto dirà il ministro Franceschini nella sua risposta all’interrogazione parlamentare.
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