Cemerad, la visita della Commissione rifiuti nel cimitero radioattivo di Statte

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FullSizeRenderLa strada che porta al capannone dell’ex Cemerad di Statte è stretta e sconnessa. Attraversa un tratto di campagna in contrada Vocchiaro e corre lungo una fila di case vicinissime a quello che, ancora oggi, è un cimitero di fusti radioattivi. Il deposito nucleare svetta minaccioso a pochi chilometri da Taranto. Non c’è nulla di quella struttura che dia la sensazione di trovarsi in un posto sicuro, niente che possa allontanare il pensiero che lì dentro ci sia qualcosa di così pericoloso. Solo qualche albero e il silenzio tutto intorno fanno da cornice alla struttura. In lontananza la città appare come disegnata sull’orizzonte, riflessa sul mar Piccolo, si distingue il ponte girevole, poi l’isola antica e ancora più in là l’Ilva con le sue ciminiere. Bellezze e contraddizioni di un territorio che si difende dai veleni e che cerca la salvezza nella ricchezza della natura che lo avvolge.

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Il sito della ex Cemerad è sotto sequestro della magistratura dal 2000. Contiene al suo interno 3.344 fusti colmi di rifiuti radioattivi e 13.380 pieni di rifiuti cosiddetti decaduti. Dopo anni stipati al chiuso di questo grande fabbricato, i barili rossi e blu dovrebbero prendere finalmente un’altra strada. «Abbiamo ipotizzato di portare via tutto entro luglio 2017». Con queste parole, il Commissario straordinario per le bonifiche di Taranto, Vera Corbelli, ha disinnescato forse definitivamente la bomba ecologica che spaventa un’intera popolazione. La Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, guidata dall’onorevole Alessandro Bratti, ha visitato in mattinata il vecchio capannone insieme al sindaco di Statte, Angelo Miccoli, e alla stessa Corbelli. In realtà i membri della Commissione hanno potuto accedere soltanto alla zona degli uffici, dove c’è un piccolo archivio. Sulla porta che li separava dai fusti radioattivi c’erano apposti i sigilli dei carabinieri. «Qui possono accedere solo Arpa e Asl su autorizzazione della procura» ha spiegato Miccoli, «nemmeno io che sono il custode giudiziario posso entrarci». Secondo il sindaco di Statte, la necessità «di velocizzare questo processo dipende dal fatto che le pedane che reggono questi fusti da un momento all’altro possono avere dei cedimenti». E se ci fosse dispersione di materiale radioattivo le conseguenze sarebbero catastrofiche.

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Per questo si procederà per fasi, come ha illustrato la Corbelli. «Una prima fase riguarda la messa in sicurezza e il monitoraggio dell’area, in parte già avviato, e la verifica strutturale dell’edificio per evitare il rischio di crolli. La seconda riguarda la bonifica e la riqualificazione dell’area». I fondi stanziati per risolvere la questione dell’ex Cemerad ammontano a 10 milioni di euro, ma dove finiranno i fusti radioattivi? «Ci sono tre siti in Italia in cui vengono trattati in modo adeguato questi rifiuti, dipende dalla società che se ne occuperà e anche la caratterizzazione verrà eseguita in un altro posto» chiosa la Corbelli. Per il presidente della Commissione Bratti, quello che è stato fatto per Statte «è un bellissimo esempio di collaborazione tra i vari livelli istituzionali. Siamo a buon punto del lavoro per risolvere questo problema». Ancora un anno, dunque, e quel cancello all’ex Cemerad potrà chiudersi per l’ultima volta.

Nicola Sammali

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