TARANTO – «Non è possibile che si parli male di Taranto: la nostra cozza deve tornare ad essere protagonista anche a livello nazionale». Nelle parole del cav. Cosimo Lardiello, presidente del Centro di Cultura “Renoir” c’è il senso più profondo del “Festival della cucina con la cozza tarantina”, giunto alla XI edizione. Il ritorno dell’evento, dopo cinque anni di sosta, si annuncia ricco di appuntamenti non solo a Taranto, ma anche in altre realtà italiane a cominciare dalla provincia di Isernia dove, il 12 marzo, avverrà l’inaugurazione con circa 250 ospiti.
Si comincia questa sera, in una sala della Tenuta Montefusco, sulla strada per San Giorgio Jonico: dieci chef provenienti da tutta Italia si fronteggeranno in una gara finalizzata a creare la più originale e gustosa pietanza elaborata con l’ingrediente base dei mitili allevati nel mare di Taranto. Ma questa è solo la prima tappa.
il “Festival Italiano della Cucina con la Cozza Tarantina”, nella sua tipica ed originale denominazione, si è fin dall’inizio caratterizzato per la sua formula innovativa, essendo stato il primo format televisivo, in Italia, che ha creato un momento di competizione tra chef provenienti da tutto il territorio nazionale, unendo a tale elemento l’esaltazione del prodotto tipico locale.
Il risultato è stato considerevole: più di 100 serate itineranti in alcune tra le più prestigiose strutture ricettive italiane (tra queste l’Holiday Inn di Napoli, il Castello Bevilacqua di Verona, l’Hotel Piroga di Padova, l’Hotel Cosmopolitan di Civitanova Marche) e più di 1000 concorrenti accuratamente selezionati.
Il Centro di Cultura Renoir annuncia, ora, di voler dare nuovamente vita all’attività del “Festival della Cucina con la cozza tarantina”, che vivrà un’altra importante tappa nella seconda metà di marzo, proprio a Taranto. Ma le attività proseguiranno almeno fino a maggio. Una sfida che il cav. Lardiello ha voluto lanciare per ridare lustro all’immagine dei mitili e nuovo vigore ad un settore che ha vissuto sulla propria pelle anni di grande sofferenza.
Dall’estate del 2011, infatti, il primo seno di mar Piccolo, noto ovunque per la bontà delle sue cozze, non può essere più utilizzato per l’allevamento a causa degli elevati livelli di diossina e pcb riscontrati. Da allora, i mitilicoltori hanno dovuto emigrare nel secondo seno del mar Piccolo e in mar Grande per poter sopravvivere e portare avanti un’attività di grande tradizione. La cozza di Taranto, però, non può essere associata solo ai veleni della grande industria e dell’arsenale militare. Per questo, il cav. Lardiello ha voluto riproporre un evento che negli anni passati ha suscitato curiosità e attenzione anche a livello mediatico. E adesso si ricomincia con lo stesso entusiasmo di un tempo.
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