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Mortalità a Taranto: i dati della Asl confermano gli eccessi

TARANTO – Sin dai primi anni 2000, quando ancora non era stato ufficialmente creato il Registro Nominativo delle Cause di Morte (RENCAM), l’Osservatorio Epidemiologico Regionale, diretto dal Prof. Salvatore Barbuti, con l’aiuto dei sanitari di tutta la Puglia, creava dei report territoriali che mettevano in evidenza le diversità territoriali per l’incidenza delle cause di mortalità.

Giá dagli anni ’90 si osservavano nel nostro territorio anomale incidenze di mortalità. Nel 2007, la professoressa Germinario e il professor Lo Palco, insieme ad altri autori, pubblicarono, sulla prestigiosa rivista scientifica New England Jurnal of Medicine, una indagine epidemiologica sulle cause di morte e le diverse incidenze nelle province pugliesi, mettendo in evidenza come, all’interno della provincia di Taranto, la mortalità degli abitanti a ridosso dell’area industriale jonica fosse più elevata.

Dal 2011, le ASL utilizzano i dati ISTAT sulle cause di morte e, in questi giorni, è stato pubblicato, con il coordinamento del dottor Minerba e delle dottoresse Mincuzzi, Leogrande e Siciliani, con nuovi criteri, il primo report relativo al biennio 2011-2012. I dati pubblicati confermano in modo inequivocabile che a Taranto città e in molti casi anche nel comune di Statte, rispetto al resto della provincia e della regione, si muore di più.

In particolare la mortalità è maggiore per tutte le cause, per le cause naturali, per la sommatoria di tutti i tumori e in particolare per quelli della trachea, dei bronchi, dei polmoni, della pleura, per le malattie ischemiche, per le infezioni respiratorie, per le malattie dell’apparato digerente e nelle donne per BPCO e demenze. A parte il maggior numero di morti totali nel capoluogo jonico, il dato fortemente preoccupante è che, a differenza del trend regionale (con dati però fermi al biennio 2009 – 2010) che vede una diminuzione del numero di decessi per tutte le cause, a Taranto si osserva, rispetto ai bienni precedenti, una tendenza al loro aumento, al netto delle correzioni statistiche che rendono i confronti tra diverse popolazioni omogenei.

Tale fenomeno si osserva in maggior misura nella popolazione maschile, seppur anche quella femminile mostra delle incidenze maggiori nel distretto cittadino. Le cause principali di mortalità nella provincia di Taranto sono l’ipertensione arteriosa, le malattie cerebrovascolari e quelle ischemiche con degli eccessi di incidenza ancora una volta nel distretto cittadino. In particolar modo, la malattia ischemica del cuore mostra una tendenza ad un elevato incremento a Taranto rispetto al resto della Puglia.

Viene quindi confermato dal report della ASL quanto già evidenziato in altre indagini epidemiologiche, seppur con metodi differenti dalle rilevazioni ISTAT. Si conferma in gran parte anche quanto riportava lo studio SENTIERI del 2012 e in particolare gli eccessi di incidenza di tumori nella popolazione jonica. A questo punto, l’oggettività delle rilevazioni ISTAT, dimostrano, se ancora ce ne fosse bisogno, l’emergenza sanitaria a Taranto, in particolare per quelle patologie più sensibili alle condizioni di inquinamento industriale.

Una prima domanda che viene da porsi è se le strutture di accoglienza dei malati siano attrezzate al meglio per affrontarla. Quanti malati, ancora oggi, sono costretti a recarsi nei centri di eccellenza al Nord Italia per curarsi? L’altro interrogativo è se queste decine di morti in più che si verificano nel nostro territorio siano il giusto prezzo da pagare all’economia di una città e se una vita vale meno di uno, cento, mille posti di lavoro.

Un territorio, quello di Taranto, soggetto ad un vero e proprio ricatto: meno salute in cambio di lavoro, senza per altro che questo tipo di economia, legata quasi esclusivamente all’industria, porti ricchezza e sviluppo, ma che al contrario affossa qualunque ipotesi di rilancio alternativo. La questione Taranto si ripropone, quindi, ancora una volta, dal punto di vista sanitario e viene da pensare alle parole del professor Assennato in occasione della presentazione del progetto “Jonico-Salentino”, che esprimevano le sue preoccupazioni per un eventuale aumento di produzione dell’industria siderurgica oltre otto milioni di tonnellate di acciaio all’anno, con conseguente aggravio del rischio sanitario. Può Taranto accettare ancora tutto ciò? Può la politica non dare alternative ad una città ormai stanca e ferita? Il cambiamento passa attraverso la conoscenza dei problemi e il Report presentato dalla ASL contribuisce a fare chiarezza.

Giuseppe Aralla

LINK STUDIO: http://www.sanita.puglia.it/documents/890301/896208/Report_Mortalita_2015_ASLTA/53630762-01de-414e-b81b-a146a7aa39ce

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