Processo Ilva, il gup di Taranto ha deciso: tutti a giudizio il 17 maggio

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TARANTO –  Superate le ultime eccezioni, dopo una lunga camera di consiglio, la nuova fase preliminare del processo Ilva si è conclusa questa mattina con il rinvio a giudizio di 44 persone fisiche e tre società (Ilva Spa, Riva Fire e Riva Forni Elettrici) per l’inchiesta sul presunto disastro ambientale provocato dal siderurgico più grande d’Europa. Il gup Anna De Simone ha infatti confermato il dispositivo che il 23 luglio dell’anno scorso aveva già mandato alla sbarra, a rispondere di pesanti accuse, vertici societari, manager e politici coinvolti in questa storia di inquinamento a tutti i livelli.

Fu il giudice dell’udienza preliminare Vilma Gilli a mettere la firma sotto una lunga lista di reati e nomi, tra i quali il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, l’ex presidente della Provincia del capoluogo ionico Gianni Florido, l’ex governatore della Puglia Nichi Vendola, il parlamentare di Sel Nicola Fratoianni e i fratelli Nicola e Fabio Arturo Riva. Si riparte in Assise, dunque, il prossimo 17 maggio nell’aula Alessandrini del Tribunale di Taranto.

Proprio in Corte d’Assise, a dicembre 2015, arrivò l’inaspettato stop al processo. La Procura aveva rilevato un errore nel verbale di udienza del 23 luglio 2015, nel quale non era riportato il nome del difensore di ufficio di una decina di imputati. Questo poteva far supporre che quel giorno gli stessi imputati non avessero beneficiato del diritto alla difesa e di conseguenza si palesò il rischio che una eventuale quanto probabile eccezione dei legali potesse far saltare tutto addirittura in Cassazione.

Il presidente della Corte d’Assise Michele Petrangelo decise così di rinviare gli atti al gup e adesso che tecnicamente dovrebbe riprendere nelle sue mani il procedimento, questa possibilità potrebbe provocare nuoveeccezioni. Gli imputati di Ambiente Svenduto dovranno rispondere a vario titolo di avvelenamento delle acque o di sostanze alimentari, associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, getto pericoloso di cose, omissione di cautele sui luoghi di lavoro che avrebbero causato, tra gli altri, due morti bianche. E ancora concussione, falsa testimonianza e favoreggiamento.

Vincenzo Fornaro, l’allevatore che si è costituito parte civile per i danni subiti dalla sua azienda agricola a causa della diossina, ha commentato la decisione del gup: «È una enorme soddisfazione, anche questo giudice ha preso atto della sussistenza certa di gravi indizi nei confronti di tutte queste persone». Esprime invece delusione l’avvocato Antonio Raffo che difende il sindaco Stefàno: «Prendiamo atto che è una parentesi quasi in fotocopia di quello che è accaduto nella precedente udienza preliminare, ma mi aspettavo un alleggerimento del fascicolo processuale».  Infine, le parole del legale di Nicola Riva, Pasquale Annichiarico: «Abbiamo depositato una serie di eccezioni di nullità che non hanno avuto risposta e questo mi fa pensare che evidentemente una risposta non ci poteva essere».

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