La cosa che amo di più è essere a volte un po’ provocatoria. O meglio, amo osservare, considerare, un aspetto, una condizione, un problema sempre da più punti di vista, sfatando qualche falsa credenza limitante oppure offrendo una visione più ampia di ciò che accade, in ogni caso, ponendo interrogativi non usuali che possano stimolare riflessioni nuove. Ed è proprio questo che farò anche nei confronti della così tanto temuta e discussa menopausa.
I testi, gli articoli e le ricerche sull’argomento abbondano, e sembrano dare una risposta ad ogni quesito. Ma ciò che salta agli occhi, inequivocabilmente, è che la menopausa viene da sempre, e da qualunque angolatura la si voglia guardare, considerata una malattia. O quanto meno una fase critica della vita alla quale offrire rapidamente e costantemente supporto, di ogni genere. Farmaci, ormoni, psicoterapie, ansiolitici, sonniferi, antidolorifici, diete, creme al collagene, anticoagulanti e così via. Senza considerare poi tutti i vari tipi di controlli caldamente suggeriti: mammografie, ecografie mammarie, pelviche e transvaginali, risonanze magnetiche e tanto altro ancora. Insomma, che dire, ce n’è per tutti i gusti.
Quindi, messa così, possiamo sicuramente convenire che la menopausa e una gran brutta bestia. Ma lo sarà davvero? Purtroppo, per secoli, anzi da sempre ci hanno fatto credere che questa fase nella vita di una donna fosse una condizione solo di chiusura, di termine, quasi di morte, psicologica e fisica, perché ovviamente legata alla conclusione di un ciclo produttivo. Inevitabile, poi, che si sviluppasse in molte donne, soprattutto in quelle che avevano focalizzato la loro attenzione e le loro energie sul concepimento o sull’importanza di un unico ruolo, forme di disagio psicologico e di depressione.
Inoltre, proprio perché considerata una condizione negativa e dalle possibili conseguenze nefaste, tutte le ricerche in campo medico e psicologico si sono sempre rivolte verso questa direzione. E si sa che persistendo, alla fine, si riesce a trovare sempre ciò che si vuole cercare. Sia nel bene che nel male. E se invece provassimo a guardare il tutto da un altro punto di vista? Infondo, la menopausa è solo un evento di transizione e di cambiamento nella vita di una donna, che comporta certamente una serie di modificazioni a livello fisiologico, ormonale e psicologico, così come del resto lo è anche l’adolescenza con tutte le sue problematiche non solo fisiche di grandi stravolgimenti ma anche psichiche e comportamentali, con una nuova identità con la quale confrontarsi e le grandi conflittualità esistenziali.
Allora cosa cambia? Cambia, a mio avviso, il valore notevolmente differente che attribuiamo e che da sempre viene attribuito a questi due momenti importanti della vita. L’adolescenza è vista come un momento di crescita, di preparazione alla vita, di immissione in un ruolo che diventerà anche di rendimento e utilità. Viceversa, nei confronti della menopausa, come già accennato, l’attenzione si sposta sulla decrescita, sulla dismissione di un ruolo, sulla fine di una fase di rendimento e utilità. Come se la vita fosse tutta qui. Le età anteriori e posteriori finiscono per perdere quasi il loro senso. Ma la vita è molto di più ed è solo il modo in cui la consideriamo e obblighiamo a considerarla che può creare malati o sani, depressi o felici.
Senza, ovviamente, minimizzare reali problematiche che possono insorgere, cosi come, del resto, insorgono, in ogni età e periodi di metamorfosi, pensiamo a quanto potrebbe essere di aiuto per una donna modificare il proprio immaginario, nei confronti della menopausa, da negativo in positivo. Del resto, conosco tantissime donne, me compresa, che hanno vissuto pochissimi disagi, in questa fase, del resto tutti sopportabilissimi e comunque affrontati come semplici fastidi legati ad un’età che poi regala anche grandi momenti di libertà e di nuova riscoperta di sé. È un’età in cui, finalmente, ci si può dedicare un po’ a se stesse, vivere la vita svincolati da fastidi periodici e da obblighi produttivi. È un momento in cui si può porre una nuova attenzione verso la propria fisicità e verso un’alimentazione più sana che aiuti anche a superare con più velocità e semplicità quelli che vengono comunemente considerati “i disturbi dell’età”.
Ed è un momento in cui può svilupparsi una grande creatività e voglia di fare e di essere. Un momento in cui possiamo finalmente tirare fuori il meglio da noi stesse, aiutando il mondo, nel nostro piccolo, ad essere migliore. Insomma, non finisce assolutamente tutto qui, bensì è proprio da qui che comincia qualcosa di nuovo e meraviglioso, forse il periodo più buono di tutta la vita, soprattutto se troviamo la capacità di svincolarci da condizionamenti sociali limitanti e da visioni patologiche imposte da chi ha tutto l’interesse che così sia.
Psicologa – Scrittrice
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