TARANTO – Meno di due mesi per informare i cittadini sui contenuti del referendum “No Triv” che punta ad abrogare una norma specifica: quella che fa durare le autorizzazioni di utilizzo dei giacimenti in mare entro le 12 miglia per tutta la durata di vita del giacimento stesso. Il Governo, com’è noto, ha evitato di proporre la consultazione referendaria in abbinamento con le prossime elezioni amministrative, l’election day fortemente auspicato da associazioni e ambientalisti di tutta Italia.
Si voterà il prossimo 17 aprile. Una decisione, quella assunta dal governo, che sembra fatta su misura per scoraggiare la partecipazione popolare e disinnescare la battaglia contro lo strapotere delle lobby del petrolio. Di questo ed altro si è parlato oggi pomeriggio nel corso di un incontro organizzato da Legamjonici nel centro polivalente “Giovanni Paolo II”, nel rione Tamburi. Presente, tra gli altri, Enzo Di Salvatore, docente di diritto costituzionale all’Università di Teramo e autore dei quesiti originari per il Referendum No Triv – Coordinamento Nazionale No Triv.
«A mio avviso riusciremo a raggiungere il quorum – ha dichiarato Di Salvatore a InchiostroVerde – nonostante i tempi siano così ravvicinati e nonostante si voti in un unico giorno. Questa volta scendono in campo nove Regioni con una strategia che a me pare buona. Insieme alle Regioni, ci sarà un comitato referendario nazionale delle associazioni, i comitati regionali e provinciali, più un comitato interparlamentare composto da senatori e deputati che sosterranno il quesito in maniera trasversale. E’ vero che le regioni del Sud, quelle più sensibili al problema, sono anche le meno popolose, ma c’è uno schieramento ampio che vede in campo anche la Fiom, l’Arci, Legambiente, Greenpeace, WWF, Italia Nostra e tanti altri. A livello politico si sono schierati per il referendum, oltre ai Verdi e a M5S, Possibile, Sel e una parte della Lega Nord».
Una battaglia trasversale, quindi, che va ben oltre il contenuto del singolo quesito referendario alla prova del voto il prossimo 17 aprile. Si tratta, innanzitutto, di lanciare un messaggio forte e chiaro al governo: «E’ un’occasione per affermare una diversa concezione della politica energetica ed economica del nostro Paese». Per quanto riguarda gli altri quesiti ancora in sospeso perché pendono davanti alla Corte Costituzionale due conflitti di attribuzione promossi dalle Regioni nei confronti del Parlamento e dell’Ufficio Centrale per il Referendum (Cassazione), Di Salvatore prevede l’eventuale voto il prossimo autunno.
Per sostenere le ragioni del “Sì” contro le trivelle, sono intervenute anche Rossella Baldacconi, PhD in Scienze ambientali., che ha illustrato una relazione sugli ”Impatti da attività petrolifere in mare”; Rosanna Rizzi, esperta in pianificazione e progettazione del paesaggio (Coordinamento No Triv- Terra di Bari), che si è soffermata sul tema ”Istanze di ricerca nell’Adriatico e scelte governative in Europa”. Presente anche una delegazione del Coordinamento No Triv della Basilicata. L’incontro è stato moderato da Daniela Spera, PhD in Scienze Farmaceutiche, specializzata in chimica organica, responsabile del Comitato Legamjonici e portavoce del Movimento Stop Tempa Rossa.
«Lo scopo di questo incontro è proprio quello di spiegare alla cittadinanza l’importanza di votare “Sì” al referendum – ha detto la Spera – nelle prossime settimane metteremo in campo altre iniziative per sfruttare al meglio il poco tempo che abbiamo a disposizione». Intanto viene fuori la rinuncia di Shell alla ricerca di gas e petrolio nel golfo di Taranto (leggi qui e qui: http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/impresa-e-territori/2016-02-20/shell-rinuncia-petrolio-jonio-102100.shtml?uuid=ACzdVpYC&utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook&refresh_ce=1). Una buona notizia che andrebbe accompagnata da una forte affermazione del “Sì” al referendum per dimostrare che l’Italia ha davvero intenzione di cambiare verso, ma non nella direzione finora scelta dal governo Renzi.
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