La famiglia Riva, che ritiene di essere stata espropriata dal governo nella vicenda Ilva e ha fatto ricorso al Tar contro la cessione dell’azienda, ha scritto alla Commissione Europea che sotto la sua guida lo stabilimento di Taranto non ha mai violato le normative ambientali.
“Non c’è alcuna prova che Ilva, sotto il controllo di Riva Fire S.p.A., abbia mai violato la normativa europea e/o italiana in materia ambientale. Né alcuna autorità giudiziaria o amministrativa ha mai accertato il contrario”, dice la missiva, inviata alla Commissione dalla società di famiglia, che Reuters ha potuto leggere.
Nell’estate del 2012 il Tribunale di Taranto ha disposto il sequestro parziale degli impianti della più grande acciaieria d’Europa nell’ambito di un’inchiesta sulle emissioni inquinanti. Secondo una perizia epidemiologica disposta dalla procura tarantina, in 13 anni le emissioni nocive di Ilva avrebbero causato la morte di quasi 400 persone. Il processo per disatro ambientale che vede imputate a vario titolo 44 persone e tre società è in corso.
Nella sua memoria indirizzata in particolare al capo dell’Antitrust Ue, Margrethe Vestager, la famiglia Riva sottolinea di non aver violato l’Autorizzazione Integrata Ambientale e dice che “la motivazione di fondo dell’ingiusto esproprio che abbiamo subito non risiede dunque nella violazione di norme ambientali… ma è interamente riconducibile ad uno scontro istituzionale tra confliggenti iniziative politiche e giudiziarie”.
“Al fine di preservare il nostro diritto di richiedere il giusto indennizzo a chi ha violato il pacifico godimento dei nostri beni”, dice ancora la lettera, “chiediamo rispettosamente che la Commissione europea si formi una propria opinione indipendente in merito alla verità dei fatti”.
Nel settembre 2013 la Commissione Europea ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per il mancato controllo di emissioni tossiche dall’Ilva di Taranto. L’esecutivo di Bruxelles scrisse all’epoca: “L’Italia non garantisce che l’Ilva rispetti le prescrizioni dell’Ue relative alle emissioni industriali, con gravi conseguenze per la salute umana e l’ambiente”.
Nell’aprile 2014 la Commissione, in una nuova messa in mora dell’Italia, disse che “le analisi mostrano che il terreno, le acque di superficie e le falde acquifere sono pesantemente inquinate con effetti potenzialmente molto gravi sulla salute della popolazione, soprattutto per gli abitanti di Taranto”. Il mese scorso l’Antitrust Ue ha aperto invece un’indagine nei confronti dell’Italia per verificare se gli interventi a favore del gruppo Ilva, da gennaio 2015 in amministrazione straordinaria, possano essere considerati aiuti di Stato, in violazione delle norme comunitarie. (Reuters)
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