TARANTO – La sala è gremita per un tema di strettissima attualità: “La Soprintendenza a Taranto”. L’incontro promosso dall’associazione “Le Città Che Vogliamo” e dal Movimento Politico “Partecipazione è Cambiamento” mette dietro lo stesso tavolo esperti come Francesco D’Andria e Pietro Aldo Siciliano, docenti universitari; Pietro Massafra, editore; Lucio Pierri, studioso; Giuliano Volpe, presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici del Mibact e ispiratore della riforma che accorpa le Soprintendenze. Tra il pubblico figura un ospite d’eccezione, Eva Degl’Innocenti, direttrice del Museo archeologico nazionale di Taranto. Presente anche il consigliere comunale Dante Capriulo.
E’ proprio l’intervento di Volpe, crudo e diretto, a scaldare gli animi mentre spiega gli effetti della riforma: «Nel momento in cui è cambiato il modello e, dunque, non ci sono più le Soprintendenze archeologiche, che senso ha, caro Liviano (consigliere regionale e promotore dell’incontro, ndr), che voi facciate un documento per chiedere il mantenimento della Soprintendenza archeologica a Taranto? A Lecce è prevista una Soprintendenza unica per Archeologia, belle arti e paesaggio per accorpa Taranto e Brindisi. Non si può chiedere una deroga in Italia solo per Taranto».
Frasi che scatenano il disappunto dei presenti. Volpe difende la sua scomoda posizione affermando di aver fatto di tutto per convincere “anche tramite sms” il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ad assegnare a Taranto la sede unica della Soprintendenza. «Purtroppo non è stato possibile – aggiunge – in questo caso ho perso anche io. Ma bisogna considerare che c’è un disegno organico a scala nazionale che prevede sul territorio pugliese tre sedi sostenibili rispetto al suo patrimonio e alla densità demografica: una al nord (Foggia), una al centro (Bari) e una a sud (Lecce)».
Ma perché tanta fretta nel varare questa riforma sulle Soprintendenze? Volpe lo spiega così: «Nei prossimi mesi dobbiamo far partire un concorso per l’assunzione di 500 nuovi funzionari tecnico-scientifici – archeologi, architetti, storici dell’arte – da destinare alle nuove realtà». La difesa a spada tratta della riforma – definita “rivoluzionaria” – ammette solo una concessione. «La riforma perfetta è quella che non si fa – dice – ma qualche errore è stato commesso come quello di aggiungere il Chiostro del Convento di San Domenico al Polo museale della Puglia, invece di tenerlo insieme al MarTa e all’ufficio della Soprintendenza unica. Ma a questo errore si può ancora rimediare».
Alessandra Congedo
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