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OffTopic d’accordo con Michele Riondino: avanti con la lotta di classe a Taranto

Abbiamo ascoltato con interesse il recente video di Michele Riondino  nel quale, tra le altre riflessioni, sottolinea la necessità di ripartire dalla lotta di classe nella città di Taranto. Una definizione usata per marcare una differenza tra chi, da ogni latitudine, è vittima di un sistema e chi, dall’alto della sua moralità borghese, è in grado di puntare il dito verso qualcuno, facendo il gioco del potere e di chi governa sul dividi et impera.

Le riflessioni introdotte dal nostro concittadino sono sicuramente sottoscrivibili: la lotta di classe, intesa come scontro tra chi sta in basso e chi sta in alto nella società, è nei fatti la grande assente nel dibattito politico locale. In effetti è raro trovare, a questi latitudini, percorsi politici, mobilitazioni, prese di parola e proposte che tengano insieme le esigenze degli ultimi e dei penultimi in opposizione alle scelte delle classi dirigenziali economiche e politiche. Tante e tanti di noi si sono formati politicamente intorno alle rivendicazioni del 99%, con riferimento alle mobilitazioni locali, nazionali e internazionali all’interno del ciclo di lotta Occupy.

Abbiamo imparato, nei nostri percorsi politici e, soprattutto, all’interno della quotidianità che ogni giorno viviamo, che attualmente quella che giustamente deve essere definita, come suggerisce Riondino, come classe sociale di chi sta in basso nella società non è composta soltanto dagli operai ma che, al contrario, oggi la composizione di classe è eterogenea e frammentata. Le forme del lavoro negli ultimi decenni si sono profondamente diversificate. Anche a Taranto gli operai rappresentano soltanto una parte di coloro che subiscono le conseguenze della doppia crisi ambientale e sociale, ed è perennemente escluso dai percorsi decisionali.

Per esempio, negli ultimi giorni abbiamo assistito alle mobilitazioni dei ferrai che si trovano evidentemente in condizione di difficoltà economica. Chi, come loro, in genere viene stigmatizzato come sottoproletariato rappresenta, nella nostra città, una fetta consistente del 99%. Molti sono risucchiati dal vortice della disoccupazione, della marginalità, del lavoro nero, del precariato, del ricatto occupazionale, della devianza e della criminalità; qualcuno prova a mantenersi a galla in vario modo. La nostra città è attraversata da flussi migratori costanti. Molti di essi transitano verso altri territori. Iniziano ad essere numerosi anche i migranti che risiedono nella nostra città, i quali vivono e lavorano in condizione di sostanziale invisibilità.

Molte e molti di noi sono senza casalavoratori in nero, precari, assunti con le forme contrattuali più disparate, dall’apprendistato, alle partita iva, ai voucher. Svolgiamo le mansioni più variegate: operatori call center, commesse, ricercatori, lavoratori della conoscenza, autonomi, operai, ecc. Qualcuno di noi è tutt’ora in formazione, all’università o nelle scuole della città, molti fuorisede e senza borse di studio.

Questo schema, per noi, rappresenta una bozza dell’attuale composizione di classe nella nostra città. Operai degli stabilimenti industriali, precarie e precari, studenti, disoccupati, seppur con sfumature diverse, condividono una caratteristica essenziale: sono costretti, in mancanza di welfare adeguato, a svendere la propria forza lavoro in cambio di un salario. Nonostante la rilevanza numerica e la mole dei problemi, le esigenze della classe di chi, per vivere, deve lavorare non sono per niente rappresentate, in quanto classe, nelle analisi delle classi dirigenti sindacali, politiche, economiche.

Quali strumenti si possono utilizzare per ricomporre la frammentata composizione di classe ionica? Quali sono le prospettive politiche del 99% di chi sta in basso? Quali le esigenze? Come si costruisce una stagione di lotta di classe all’altezza dei problemi della città e delle potenzialità di un ragionamento in questi termini, che condividiamo? Può, per esempio, il tema del reddito universale, per tutte e tutti, costituire un piano di rivendicazione e uno strumento per immaginare e costruire un’altra città possibile, che alzi la sfera di diritti e dignità? Ragioniamone tutti insieme.

OffTopic – Laboratorio attivo all’interno di Officine Tarantine, spazio polivalente di attivismo e sperimentazioni all’interno degli ex Baraccamenti Cattolica – Taranto.

Per vedere il video di Michele Riondino:

Pubblicato da Michele Riondino su Mercoledì 10 febbraio 2016

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