TARANTO – Sono stati circa tremila gli operai che stamattina hanno partecipato alla manifestazione indetta da Fim, Fiom, Uilm e Usb per rivendicare garanzie dal punto di vista occupazionale e salariale, oltre che chiarimenti e rassicurazioni da parte del Governo nazionale sul futuro dello stabilimento. Iniziativa organizzata proprio nel giorno in cui scadono i termini per la presentazione delle manifestazione di interesse per l’acquisto dell’Ilva. Di questi lavoratori sono stati 2.500 quelli usciti dallo stabilimento a cui si sono aggiunti circa 500 colleghi dell’indotto.
IL DOCUMENTO PRODOTTO DAI SINDACATI – Le scriventi organizzazioni sindacali evidenziano la forte preoccupazione dei lavoratori dipendenti dell’ILVA di Taranto e di tutti coloro che operano presso le aziende dell’indotto in riferimento alla mancanza di certezze sul futuro dello stabilimento. Nello specifico, rilevano le insidie che si celano nel bando di vendita che, senza alcuna oggettiva garanzia, sia per le modalità produttive (piano industriale), che per il rispetto dei vincoli posti dalla normativa specifica (piano ambientale), rimette alla ipotetica nuova compagine societaria il compito di ridefinire il primo e di rimodulare il secondo.
Sottolineano, poi, come la crisi persistente di liquidità ha di fatto rallentato gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria degli impianti aggravando ulteriormente la condizioni all’interno dello stabilimento. Sussiste, inoltre, tutta la problematica connessa ai processi di bonifica interni ed esterni alla fabbrica che non ha subito alcun tratto evolutivo, rimanendo circoscritta ai pochi ambiti trattati (scuole del rione Tamburi, zona PIP di Statte, studio degli interventi sul Mar Piccolo). Anche per tale fattispecie rilevano l’insufficienza dei fondi disponibili semplicemente riepilogati nel CIS per Taranto, ma nient’affatto integrati.
Assolutamente ignorata, poi, risulta tutta la problematica legata al mantenimento dei livelli occupazionali dei lavoratori del bacino industriale, già pesantemente toccati dal ripetuto ed ininterrotto ricorso ai contratti di solidarietà e dalle altre misure di welfare state. A tal proposito evidenziano il ricorso unicamente ad interventi episodici (integrazione del trattamento dei contratti di solidarietà), pur in presenza di un quadro normativo profondamente mutato all’indomani della riforma del mercato del lavoro (jobs act). Risulta pertanto, disattesa, al momento la richiesta di un intervento di carattere specifico per l’area del bacino di crisi di Taranto.
Valutano, da ultimo, come la condizione economica ed occupazionale dell’intera provincia continua a versare in una situazione di fortissima criticità, resa ancor più marcata dalle recenti involuzioni del caso ILVA, la cui incidenza è, allo stato, ancora determinante in termini di produzione della ricchezza (PIL) del territorio. Evidenziano, anche, come nell’ultimo biennio il contesto ha raggiunto tratti di ulteriore, forte, drammaticità con l’aumento esponenziale del tasso di disoccupazione che, ora, si segnala con valori doppi rispetto a quello medio del
La centralità della siderurgia e, in essa, la strategicità dell’ILVA di Taranto, ovviamente vissuta in una dimensione di piena sostenibilità ambientale, va ripresa e rimessa al centro delle politiche di sviluppo del Paese per restituire una prospettiva di crescita reale ed un’idea di futuro ad un’intera provincia e ai suoi lavoratori. Le scriventi, ancora, ritengono che le scelte di oggi possano essere determinati per il futuro di questo territorio.
La concorrenza esercitata da molti competitor in Europa, interessati ad intercettare le quote di mercato di un pesante concorrente pur di garantire la propria sopravvivenza, si manifesta attraverso una costante attività di lobbying presso la Comunità Europea, al fine di scoraggiare ogni possibile tentativo di salvataggio. Auspicano, che siano messe in campo tutte quelle azioni che possano tornare a rendere competitivo uno stabilimento che, senza ombra di dubbio, dovrà essere trasformato, innovato, reso compatibile con tutte le esigenze del territorio e in grado di generare nuova ricchezza per il Paese.
Per queste motivazioni, è stata indetta una prima iniziativa di sciopero dei lavoratori diretti e dell’appalto/indotto al fine di evidenziare e di denunciare le tante incertezze che interessano l’intera area della siderurgia ionica; ritenendo, pertanto, non più rinviabile l’avvio di una fase di confronto stabile e durevole con il Governo al fine di valutare con puntualità gli interventi da effettuare con carattere di immediatezza. Con la presente le scriventi, sono a chiederLe di informare la Presidenza del Consiglio dei Ministri della situazione che si è determinata, proponendo un incontro urgente.
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