“Liberi e pensanti”: una legge per Taranto che garantisca lavoro e salute
Taranto, al contrario di Genova, è stata scientemente sacrificata con uno schema preciso, dall’entrata in vigore dell’accordo del 1984, quando lo Stato decise che Genova poteva fare a meno della laminazione a caldo ritenuta incompatibile con la salute.Lo spostamento della produzione da Genova a Taranto è la prova provata che la classe politica, sindacale e industriale ionica non è mai stata in grado di guardare al futuro del territorio e anziché cercare di sviluppare alternative, si è sempre assoggettata alle scelte dello Stato, ricavando al massimo assunzioni e appalti che hanno sempre alimentato un sistema clientelare, facendo piombare Taranto in quello che oggi possiamo affermare come un disastro sociale ed economico annunciato: inquinamento, disoccupazione dilagante, morte, distruzione del territorio e del mare.
Da quando è scoppiato il caso Ilva nessuna soluzione è stata proposta per tutelare lavoratori e cittadini, al contrario è stato protetto il patrimonio dei Riva, salvaguardate le esposizioni bancarie, tutelata la fedina penale dei commissari straordinari perché Taranto, oltre ad essere porto franco per gli inquinatori, è anche una città in cui “La legge non è uguale per tutti”.
A oggi, dopo nove decreti, con i quali hanno salvaguardato sempre e solo il profitto a discapito della salute e della sicurezza di lavoratori e cittadini, perché non pensare a un futuro diverso per il nostro territorio, con leggi ad hoc, com’è stato fatto in altre parti d’Italia e in particolare per Genova?
Per chi lo avesse dimenticato, nel maggio del 2014, Enrico Bondi, presentando il piano industriale alle segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm, ammette, la presenza di amianto in 1300 siti e quantifica il costo della bonifica. Nonostante ciò, in fabbrica si continua a lavorare a contatto con un materiale che lo Stato Italiano ha classificato come “illegale”. Per questa ragione pensiamo ci siano tutti i presupposti per estendere i benefici della legge sull’amianto fino a completamento della bonifica di tutti i reparti contaminati. Inoltre, ci sarebbero fondi europei a disposizione di Comuni e Regioni, con cui si prevede la possibilità di smaltire l’amianto e ristrutturare il patrimonio edilizio, anche con finalità di risparmio energetico.
Da circa un anno, Ilva, con un ordine di servizio, vieta ai lavoratori di portare le tute da lavoro a casa perché potrebbero essere cancerogene, quelle stesse tute che fino allora sono state regolarmente lavate nelle lavatrici delle nostre famiglie. Anche per questo motivo chiediamo che siano effettuati screening sanitari gratuiti per tutti i lavoratori dello stabilimento.
Le particolari condizioni di lavoro all’interno dello stabilimento permettono ai lavoratori di poter usufruire del prepensionamento in virtù di quanto previsto dalle agevolazioni in termini di lavori usuranti, con riferimento (non esaustivo) ai lavori notturni e lavori ad alte temperature.
Come accaduto a Genova, pretendiamo che sia elaborato anche per Taranto un accordo tra tutte le parti sociali e il Governo ch preveda la tutela della salute di operai e cittadini e la salvaguardia dei livelli occupazionali dei dipendenti diretti e dell’indotto attraverso l’elaborazione e l’attuazione di progetti di pubblica utilità e di bonifica previa nuova formazione di tutti i lavoratori (utilizzando il Fondo Sociale Europeo e/o i fondi per la formazione continua per i dipendenti d’imprese private che sarebbero di competenza della Regione Puglia.
Mobilità lunga finalizzata al prepensionamento con un accordo, come avvenuto in passato nel 1994 che stabilisca costi, modi, tempi e beneficiari. Incentivi alla fuoriuscita volontaria (da quantificarsi e a carico dello Stato) e accesso al Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG/FEAG) per offrire un sostegno ai lavoratori “in esubero in conseguenza di trasformazioni rilevanti della struttura del commercio mondiale dovute alla globalizzazione, nei casi in cui tali esuberi abbiano un notevole impatto negativo sull’economia regionale o locale”.
Ribadiamo che l’unica vera scommessa che il nostro territorio DEVE vincere, salvaguardando lavoro e salute, sarà la chiusura programmata di tutte le fonti inquinanti, bonifica, formazione e reimpiego degli operai che garantirebbe lavoro per i prossimi decenni, sviluppando inoltre, manodopera altamente specializzata.
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti