Ilva, il 10 febbraio Confindustria coi sindacati

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Confindustria condivide e sostiene le ragioni della manifestazione – a cui prenderà parte con una propria delegazione – organizzata da Fim Fiom e Uilm il 10 febbraio prossimo. E’ quanto emerge da una nota trasmessa dall’associazione.

«L’imminente cessione dell’Ilva e le garanzie sul prosieguo dei processi di risanamento ambientale e sul mantenimento e la continuità produttiva ed occupazionale della fabbrica – si legge – sono aspetti che Confindustria Taranto considera fondamentali per garantire reali prospettive di futuro alla grande fabbrica e sui quali non ci si può permettere di abbassare la guardia, pena un inevitabile e progressivo smantellamento di una delle più importanti realtà produttive del Paese ed effetti, a catena, a dir poco devastanti. E’ per questo che Confindustria sostiene fortemente le ragioni della protesta – che culminerà con un presidio sotto la Prefettura – organizzata da Fim Fiom e Uilm. Per questa ragione, parteciperà con una propria delegazione alla manifestazione, prevista per il 10 febbraio prossimo».

Si tratta, a parere di Confindustria, di “un forte e importante segnale di partecipazione in un momento in cui si cominciano a delineare i futuri assetti del complesso siderurgico sui quali reggeranno scelte che diverranno man mano definitive; il 10 febbraio prossimo, infatti, è il termine ultimo di presentazione delle manifestazioni di interesse da parte dei gruppi candidati all’acquisizione dell’Ilva, processo che si dovrebbe concludere (con l’individuazione del soggetto o della cordata acquirente) a fine giugno prossimo. Pur essendo venuta meno, nelle ultime ore, una delle rivendicazioni dei sindacati (legata al mantenimento del 70% dell’integrazione salariale del contratto di solidarietà, che era stato abbassato al 60, e reintrodotto con un emendamento al milleproroghe), rimangono infatti in piedi una serie di punti nodali legati al futuro dello stabilimento (e non solo quello tarantino) che attengono soprattutto l’unicità del gruppo e le conseguenti garanzie di mantenimento del complesso dell’acciaio, accanto ai processi di ambientalizzazione che ne costituiscono condizione sine qua non di continuità”.

 

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