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Taranto e mar Piccolo, la resistenza è la bellezza

“Gli uomini discutono, la natura agisce”, affermava Voltaire. E nell’agire, la natura insegna agli uomini la bellezza dell’armonia e della resistenza. Lo fa anche in una realtà contaminata dai veleni industriali e umani come quella ionica. La natura tiene duro e rilancia. Esprime la sua energia ed invoca rispetto. Quello che gli uomini, alcuni, non le concedono mai abbastanza. E così, nel golfo di Taranto, laddove si prevede un notevole incremento del traffico di petroliere (progetto Tempa Rossa) e la realizzazione di un parco eolico “near shore”, si compie un piccolo grande miracolo: nascono cuccioli di delfino. Un’immensa nursery a cielo aperto, scoperta dai ricercatori  della Jonian Dolphin Conservation, l’associazione che studia e tutela i cetacei nel Mar Jonio settentrionale.

Ma il nostro territorio offre anche altre meraviglie.

“Amo Taranto perché la conosco”, è lo slogan coniato dalla biologa Enza Tomaselli, l’esperta che guida i visitatori nei tour lungo il secondo seno di mar Piccolo, tra l’oasi “La Vela” e il Convento dei Battendieri. Ed è una frase contagiosa per chi ha le radici ben piantate in questo angolo di terra. Qui, il fascino della natura riesce nell’impresa di oscurare tutto, anche le ciminiere dell’Ilva che si stagliano all’orizzonte come pistole  fumanti puntate sul cielo della città.

 “Nell’Oasi gli uccelli migratori trovano casa – racconta Fabio Millarte, presidente del WWF Taranto – aironi e fenicotteri si trovano talmente bene da diventare stanziali. Ci sono anche due esemplari di falco pescatore, autentica rarità in Italia”. Qui i rapaci feriti riacquistano la libertà, dopo essere stati curati nella sede dell’Osservatorio Faunistico di Bitetto. Il 22 agosto scorso, davanti a un centinaio di visitatori, venti uccelli hanno preso il volo sospinti dai volontari del WWF. Un’esperienza che viene ripetuta periodicamente.

Perché ci sono uomini e uomini: quelli che firmano le autorizzazioni per il progetto Tempa Rossa (o fingono di opporsi, quando sembra troppo tardi per rimediare) e quelli che passano giorni (e notti intere) a vigilare sui nidi di tartaruga “Caretta Caretta”, sulla spiaggia di Campomarino, nella speranza (poi rivelatasi vana) che le uova si schiudano e che piccole creature inesperte compiano i primi passi verso la vita. Verso il mare. Il presidio, avviato a fine luglio e terminato a settembre, ha coinvolto volontari pugliesi e lucani, incuranti dell’umidità e del sole cocente.

“Amo il mar Piccolo perché lo conosco”, potrebbe dire, a sua volta, Rossella Baldacconi, dottore di ricerca in Scienze Ambientali. Chi conosce meglio di lei i tesori nascosti in quello scrigno d’acqua salata (ma anche dolce)? Anche nel primo seno, dove da tre anni vige un divieto di prelievo dei mitili per l’eccessiva presenza di diossine e pcb (policlorobifenili). Nonostante i veleni, però, la natura agisce e reagisce.

“Ho potuto constatare l’esistenza di una comunità marina unica nel suo genere, in cui vivono animali rari, protetti dalla legislazione vigente: cavallucci marini, pesci ago, spugne giganti, pinne nobili – racconta la Baldacconi dopo aver studiato anche le aree più inquinate – la bellezza della vita sottomarina in mar Piccolo è già nota a molti fotografi subacquei professionisti. Vengono qui da tutta Italia, di nascosto, e si immergono. Perché, allora, non farne un’Area Marina Protetta? Sarebbe la prima in Italia in un posto inquinato ma al tempo stesso ricchissimo di vita”.

Ecco, dunque, il suo sogno ad occhi aperti: “I mitilicoltori potrebbero piantare nuovi filari di pali, non per allevare le cozze, ma per creare percorsi subacquei per i turisti – dice la Baldacconi – innumerevoli sarebbero le attività da sviluppare oltre al turismo subacqueo: ricerca scientifica, divulgazione nelle scuole, artigianato legato al mare”. Gli uomini discutono, la natura agisce. A Taranto le discussioni sterili, logoranti, fini a se stesse, hanno impedito lo sviluppo di valide alternative economiche alla grande industria inquinante. Ma le risorse per puntare su altro ci sono. Basterebbe aprire gli occhi su tutta questa bellezza a portata di mano. E agire.

Alessandra Congedo

(articolo scritto per Alchimie nel gennaio 2015, ma sempre attuale)

foto di Rossella Baldacconi

Alessandra Congedo

Direttore responsabile - Laureata in Scienze della Comunicazione all'Università del Salento con una tesi di laurea dal titolo “Effetti della comunicazione deterministica nella dicotomia industria/ambiente”, incentrata sulla questione ambientale tarantina. Ha collaborato con il TarantOggi, Voce del Popolo, Nota Bene, Radio Cittadella (SegnoUrbano On Air), Corriere del Mezzogiorno, Manifesto. Ha curato l’ufficio stampa del WWF Taranto per il progetto “Ecomuseo del mar Piccolo”. Il 21 novembre 2013 è stata premiata nella categoria “Giornalismo” nell’ambito della Rassegna Azzurro Salentino. Ha partecipato a "Fumo negli occhi", documentario sull'Ilva e sull'inchiesta "Ambiente Svenduto".

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