Preserviamo gli alberi per le prossime generazioni
Non tutti gli alberi sono uguali: partendo da questo concetto lapalissiano, ma non troppo, è iniziato il convegno “Gestione del verde urbano: aspetti tecnici e giuridici” che si è tenuto nel pomeriggio di ieri (giovedì 28 gennaio) a Palazzo Ducale di Martina Franca.
Il convegno è stato organizzato dall’Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Taranto, con il patrocinio del Comune di Martina Franca, nell’ambito di una “quattro-giorni” che, da lunedì scorso 25 gennaio, ha visto convenire nella città della Valle d’Itria dottori agronomi e forestali, provenienti da tutto il Meridione, per seguire il corso di alta formazione professionale “La valutazione statica degli alberi: metodi integrati”; le lezioni, teoriche e pratiche, sono state tenute da due dei massimi esperti italiani: gli agronomi forestali Vincenzo Blotta e Luigi Sani.
Il lavori del convegno sono stati aperti dai saluti di Franco Ancona, Sindaco di Martina Franca, che poi ha ceduto la parola all’avvocato Olimpia Cimaglia del Comune di Martina Franca che ha trattato il tema del convegno dal “punto di vista” delle amministrazioni locali.
Ha poi relazionato l’agronomo Orazio Antonio Stasi, consulente di Verdeidea, su “Verde urbano: aspetti tecnici”, mentre il dottore forestale Luigi Sani è intervenuto spiegando, ai numerosi professionisti e rappresentanti di amministrazioni locali presenti in sala, le metodologie per valutare la staticità degli alberi e gli aspetti giuridici derivanti per le amministrazioni pubbliche e per i proprietari del terreno su cui insistono gli alberi.
Gianluca Buemi, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Taranto, nel suo intervento conclusivo ha auspicato che gli amministratori della cosa pubblica considerino gli alberi non più come un semplice elemento ornamentale dei centri abitati, ma come un vero e proprio patrimonio arboreo costituito, peraltro, da esseri viventi.
«le amministrazioni locali – ha detto Gianluca Buemi – non devono pensare solo all’immediato, ovvero alle esigenze di cassa, seppur legittimamente, ma devono adoperarsi per preservare per le generazioni future il patrimonio arboreo della loro comunità, laddove ogni singolo albero può e deve rappresentare un bene da tutelare e salvaguardare affinché possa vivere per cento e cento anni ancora, in modo che ne possano godere le generazioni future: i dottori agronomi e forestali sono gli unici ad avere le competenze affinché ciò avvenga».
Dagli interventi dei relatori è emerso che ogni specie di albero, come ogni singolo esemplare in base alle sue particolari condizioni “di salute”, ha determinate peculiarità che incidono sulla sua stabilità: alcuni tendono a cedere all’improvviso schiantandosi su cose e persone sottostanti, altri invece cedono piegandosi lentamente.
Per valutare la staticità di ogni singolo albero, e in generale il suo stato di salute, bisogna possedere competenze specifiche, quelle dei dottori agronomi e forestali che si sono specializzati in questo particolare campo, nonché attrezzature modernissime in grado di compiere esami non invasivi, come il tomografo sonico e quello elettrico, che realizzano una ecografia completa del tronco e l’analisi delle radici; sono strumentazioni costose che permettono all’agronomo forestale di stilare una diagnosi su basi scientifiche che, come ogni intervento di un professionista qualificato, ha costi significativi.
Purtroppo questo induce molte amministrazioni a optare per l’abbattimento degli alberi ritenuti pericolosi, una operazione che può persino arrivare a costare oltre dieci volte meno rispetto all’intervento del dottore agronomo e forestale che, in gran parte dei casi, può però anche “salvare” dall’abbattimento l’albero curandolo; ovviamente se il professionista deve intervenire su più alberi, come nel caso di una villa comunale o di un parco privato, i costi si abbattono significativamente.
Nel convegno, inoltre, sono state analizzate le responsabilità, penali e civili, che le amministrazioni locali, come anche i proprietari di terreni privati, hanno rispetto a eventuali danni procurati a cose e persone dal cedimento di alberi; nell’agosto scorso, per esempio, su Firenze si abbatté una temporale con una tromba d’aria che causò il cedimento di diversi alberi: uno colpi un diciannovenne che morì dopo due mesi di agonia, un altro una macchina causando danni e il ferimento dei tre passeggeri.