Si tratta dei cosiddetti invertebrati filtratori, antichi animali marini che si alimentano filtrando di continuo l’acqua del mare e trattenendo all’interno del loro corpo tutto ciò che di piccolo l’acqua contiene, e quindi minuscoli organismi planctonici, batteri tra cui anche quelli patogeni che giungono in mare attraverso gli scarichi fognari, e microscopiche particelle su cui si concentrano i pericolosi e temuti inquinanti del Mar Piccolo, come ad esempio le diossine e i PCB.
La biodiversità dei filtri viventi del Mar Piccolo è davvero notevole, esistono moltissime specie diverse di animali filtratori, più o meno efficienti nel depurare l’acqua del mare, ma tutte assolutamente utili all’ecosistema marino. Molti di questi animali vivono attaccati sui vecchi pali della mitilicoltura letteralmente ricoperti da strati considerevoli di filtratori, che oltre ad essere utili, sono anche molto belli da osservare e creano una comunità marina particolarissima che ospita al suo interno altrettanti animali predatori.
Appare evidente che fin quando non si bloccheranno tutte le numerose fonti di nuovi inquinanti nel Mar Piccolo, ogni operazione di bonifica sarà inutile, perché non eliminerà le cause dell’inquinamento. E nell’attesa di un cambiamento radicale dello stato delle cose, di una trasformazione generale della città, con la definitiva chiusura delle attività impattanti che hanno gravato per troppo tempo e continuano a gravare in modo ormai intollerabile su Taranto, sui suoi abitanti, sui suoi mari e sul suo territorio, i biofiltri del Mar Piccolo nell’indifferenza generale continuano a fare del loro meglio per salvare il nostro mare.
Rossella Baldacconi, PhD in Scienze Ambientali
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