Verdi Taranto: “La Soprintendenza non si sposta”
Lo Stato abbandona Taranto? La domanda è lecita dopo la notizia diffusa dalla stampa di un imminente trasferimento a Lecce della Soprintendenza Archeologica. Ora che piano piano viene alla luce la dimensione del prezzo pagato da questa città e dai suoi abitanti allo sviluppo industriale di questo Paese, sarebbe stato lecito aspettarsi che chi governa avvertisse quanto meno l’imperativo di risarcire in qualche modo la città, arricchendola di presidi e istituzioni. Più scuole, più teatri, più università, più biblioteche: perché se in una rinascita di Taranto si può sperare, questa non potrà avvenire senza la diffusione della cultura e la valorizzazione del patrimonio culturale. Accade esattamente il contrario e, mentre nobili istituzioni come il Paisiello e scuole come il Lisippo vivono una situazione di estrema precarietà, continua la spoliazione della città con il trasferimento, a nostro parere immotivato, della Soprintendenza Archeologica.
Oggi noi non vogliamo esprimerci sul riordino del Mibac e delle sue emanazioni periferiche che il Ministro Franceschini sta realizzando, poiché non lo conosciamo nella la sua globalità; è probabile che l’accorpamento delle Soprintendenze risponda a criteri di efficienza e risparmio e sarà facile verificarlo. Ma alcune considerazioni si possono fare sin d’ora. Innanzi tutto che l’efficientismo, in materia di Beni culturali, non può essere la misura di tutte le cose: esistono valori simbolici e storici che non è possibile ignorare e fra questi vi è la centralità di Taranto all’interno di un territorio ricchissimo di vestigia, quale quello della Magna Grecia e della confinante Messapia. Non a caso la sede di Taranto è considerata dagli aspiranti Soprintendenti una delle più ambite e prestigiose d’Italia.
In secondo luogo, la contemporanea elevazione del MARTA ad ente autonomo, se da una parte può risultare di parziale risarcimento, dall’altra ci induce a credere che per questo ministro e per questo governo i Beni Culturali hanno una valenza prevalentemente economica: si valorizza ciò che attrae i turisti e, possibilmente, gli investimenti da parte dei privati, sul resto si cerca di risparmiare. Per noi invece il bene culturale deve avere innanzi tutto un valore conoscitivo ed educativo, passando ineludibilmente per la sua salvaguardia e valorizzazione.
Di conseguenza, non possiamo nascondere la nostra preoccupazione per un territorio, quale il nostro, già oggetto di abusi e spoliazioni, nel quale al contrario molto ancora resta da indagare e da valorizzare, a Taranto e in provincia. Vediamo allontanarsi, ad esempio, l’apertura a Manduria di un Museo della Civiltà Messapica, un progetto cui lavorano da vent’anni amministrazioni, cittadini, associazioni, così come l’apertura di nuove campagne di scavo sui siti tutt’ora inesplorati. La scelta del Ministero è apertamente in contrasto con quanto scritto nel dossier per candidare la città di Taranto a capitale italiana della cultura: “La cultura è la risorsa su cui bisogna costruire le basi per una nuova acquisizione di informazioni utili a promuovere lo sviluppo economico, ecologico e sociale.”
Amministrazioni, cittadini, volontari, appassionati, studiosi da oggi perdono con la Soprintendenza Archeologica un importante punto di riferimento e sono più deboli nel contrasto ad abusi edilizi, devastazioni, depredazioni. I Verdi, nell’auspicare una presa di posizione forte da parte degli amministratori locali, esprimono solidarietà e condivisione per la lotta intrapresa dal mondo dell’associazionismo e del volontariato al fine di conservare a Taranto questo importante presidio.
Esecutivo provinciale – Verdi Taranto