. Quali progetti per la città?
Pezzi di azienda sacrificati per motivi economici. Vigiliamo perché a Taranto non accada.
Anche i lavoratori della raffineria di Taranto e i sindacati Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e UGL Chimici, hanno aderito allo sciopero nazionale indetto a sostegno delle vertenze Saipem e Versalis. Le due aziende chimiche non sono considerate più strategiche e remunerative per la dirigenza Eni e per questo a breve potrebbero essere dismesse, nonostante pochi mesi fa per loro veniva prospettato ben altro futuro. Questa vicenda ci costringe a considerare la possibilità che Eni non abbia un piano strategico e industriale che guardi lontano, anzi, probabilmente non ha per nulla idea della direzione da intraprendere. Se è così semplice decidere di dismettere due aziende come Saipem e Versalis, la stessa cosa potrebbe accadere per la raffineria di Taranto, qualora si decidesse che la raffinazione non è abbastanza remunerativa. I rami diventano secchi quando si smette di investire in innovazione e sviluppo.
Ancora una volta per puro calcolo economico a farne le spese sono solo i lavoratori, e proprio per questo motivo anche a Taranto è necessario accendere i riflettori su un settore strategico per l’intero Paese, affinchè lavoratori, cittadini e territorio non rimangano che semplici figure sullo sfondo di una strategia che ha come unico obiettivo il profitto. La mancanza di una visione di lungo corso di Eni, dimostrata dalla vicenda Versalis e Saipem, deve preoccupare anche noi, impegnati nella difficile battaglia che eviti la conversione dello stabilimento in un deposito di petrolio. Se le scelte strategiche dell’azienda sono dettate esclusivamente da somme e differenze economiche, siamo certi che sarà il territorio, l’ambiente, la salute e il futuro dei cittadini la contropartita che Taranto dovrà pagare, reiterando uno schema già visto, già subito. Come sindacati siamo preoccupati che quanto sta accadendo per le aziende chimiche Versalis e Saipem, possa ripetersi con la raffineria di Taranto, qualora questa non dovesse più rientrare nelle strategie orientate al profitto dell’Eni, invece di costringere l’azienda a fare investimenti sia per salvare i livelli occupazionali ma anche per introdurre quelle innovazioni tecnologiche tali da rendere l’impianto ecosostenibile e ecocompatibile.
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