Ilva, l’oncologa Isde: è accanimento terapeutico
«Abbiamo davanti una delle situazioni più complicate d’Europa e la più complicata in Italia sia dal punto di vista ambientale che sanitario per l’impatto che l’Ilva ha avuto in questi decenni sulla salute dei cittadini. Nello stesso tempo, abbiamo a che fare con l’unico e ultimo grande siderurgico rimasto in Italia su cui il Governo ha fatto una scelta di continuità». Queste le parole di Corrado Carrubba, uno dei commissari straordinari dell’Ilva, intervenuto nella puntata odierna di “Ambiente Italia” (Rai 3). Con lui, in studio, anche Patrizia Gentilini. oncologo ed ematologo, membro dell’Isde (Medici per l’Ambiente).
«Non è vero quando si dice che l’Ilva sta crollando ora – ha aggiunto Carrubba – l’Ilva stava per crollare nel 2012 e il Governo ha voluto provare a dargli una nuova vita». In merito all’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) – come prevedibile – Carrubba ha difeso un dato: il rispetto dell’80% delle prescrizioni ottenuto nell’estate del 2015, ma ha dovuto ammettere che in quel 20% restante figura l’opera più importante, dal forte valore simbolico: la copertura dei parchi minerali. E su questo fronte si va decisamente a rilento.
«Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo fatto un lavoro decoroso – ha spiegato – abbiamo messo i primi filtri all’agglomerazione, abbiamo chiuso il 53% dei nastri trasportatori, l’Afo 1 è stato ambientalizzato, gli scaricatori in continuo sono stati resi più moderni. Tra le cose da fare resta la copertura dei parchi che è l’opera più complessa sia dal punto di vista ingegneristico che di spesa. Ci siamo lavorando con la bonifica preventiva dei sedimi. Poi ci sono altri interventi importanti da fare sulle cokerie e sull’impianto di agglomerazione, che è una delle fonti di inquinamento più rilevanti per alcuni inquinanti forse più pericolosi delle polveri dei parchi».
Opere rilevanti, quindi, ancora da realizzare mentre l’orizzonte temporale si allarga sempre di più se si considera l’ennesima proroga di sei mesi concessa all’azienda. L’ultimo termine previsto dal decreto approvato nei giorni scorsi alla Camera (ora all’esame del Senato) è il 30 giugno 2017. Ma quando si parla di Ilva – com’è noto – altre proroghe sono sempre in agguato. Le parole della dott.ssa Gentilini hanno riportato la questione sull’argomento che più ci sta a cuore: il rischio sanitario per la cittadinanza ionica che continuerà a persistere anche in caso di completa attuazione dell’Aia.
«Siamo di fronte ad un accanimento terapeutico – ha detto l’oncologa – la convivenza tra un impianto di questo tipo e la salute dei lavoratori e dei cittadini di Taranto non può essere un obiettivo raggiungibile. Anche se le prescrizioni Aia saranno rispettate al 100% – ha evidenziato – i rischi per la salute sono assolutamente inaccettabili perché da 22.500 persone esposte, anche solo per via inalatoria, si passerebbe a 12.000». Un’entità numerica che non è comunque tollerabile perché parliamo di vite umane che continuano ad essere in pericolo. Tutte cifre ampiamente documentate in una relazione prodotta da Arpa Puglia nell’ambito della Valutazione del Danno Sanitario. Cifre che è bene ricordare ogni volta che si parla di Ilva e di Aia.
Alessandra Congedo