Ilva, Millarte (WWF): “Tarantini come carne da macello”

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TARANTORiceviamo e pubblichiamo un intervento di Fabio Millarte, presidente del WWW Taranto.

millartePer l’ing. De Marzo i tarantini sono carne da macello (si fa cenno a questo intervento: clicca qui). Secondo l’industrialista tarantino, per consentire all’Ilva di continuare a produrre, è accettabile che ci siano dei danni sanitari. La cultura della vita, della sopravvivenza della specie, del rispetto della vita in ogni sua forma, deve lasciare spazio alla morte di una parte della popolazione, sacrificata per la sopravvivenza di un gigante d’acciaio, da cui probabilmente non ricava nulla, né direttamente né indirettamente. Questo per salvaguardare il valore supremo dell’economia e del posto fisso, come nel film Quo Vado di Zalone: il sogno di ogni tarantino. Come è lontana l’Europa dalla nostra città…

Sembra che viviamo in un altro pianeta, dove il cambio di passo con l’aspirazione ad una vita migliore è un’azione pericolosa, da non fare per non far crollare il PIL. Bisogna continuare a produrre per non causare un danno economico alla grande industria di cui è oramai certo che l’ingegnere in questione si erge a paladino. Eppure, non può passare in secondo piano la sofferenza della popolazione e degli stessi operai, costretti ad accettare qualsiasi compromesso per non mettere in pericolo il loro status. Non può passare in secondo piano che migliaia di cittadini non credono più alle promesse del Governo. Cittadini che non credono più alle miracolose promesse sull’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e dei sindacati, i quali invece di attaccare i responsabili del disastro tarantino, sparlano a proposito di complotti e inciuci per distrarre l’opinione pubblica e trovare finalmente un colpevole per la situazione attuale. Il tutto senza minimamente farsi un esame di coscienza. 

Non voglio neanche parlare dell’iperbole aziendalista dei signori in questione, sindacalisti e ingegneri, ma vorrei concentrare l’attenzione su come  si spaventa la popolazione parlando di tragici scenari di abbandono e citando il caso Bagnoli. Eppure, la città è cresciuta. Per nessun motivo al mondo potremmo far passare per reale una finta bonifica. Non ci accontentiamo di interventi di facciata.  Chiediamo e chiederemo più rispetto per la nostra città e per i suoi abitanti. Di riffa o di raffa.  Parallelamente alle falsità dei suddetti, il Commissario straordinario per le bonifiche, dott.ssa Vera Corbelli, continua instancabilmente il lavoro meritorio di analisi e caratterizzazione dei luoghi, in silenzio, ma con sempre più coscienza che la città ha grandi potenzialità e risorse, a partire dal Mar Piccolo e  dalle sue bellezze naturali. Senza dimenticare il clima e la città vecchia. Giornalmente persegue il suo lavoro perchè il territorio di sua competenza possa tornare ai tarantini nel migliore dei modi. La ringraziamo per l’impegno profuso.

Ma gli attacchi contro le giuste aspirazioni di conversione non si limitano ai sindacati e agli industrialisti. Ecco che anche parte della stampa si intromette a gamba tesa contro i i “Liberi e pensanti”, accusati di essere concubini della politica, senza pensare che ogni azione fatta in società ha un valore politico, intesa nel senso più alto, la polis, le scelte migliori per vivere insieme. Alla recrudescenza dell’industrializzazione selvaggia bisogna rispondere unitariamente e chiedere tutti insieme, compresi gli operai, una vita migliore subito, non tra dieci, vent’anni, aspettando che il presidente della Regione, Michele Emiliano, arrivi con il gas. 

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