Ilva, proroga contratti di solidarietà: 3519 esuberi temporanei

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ilva fabbriTARANTO – Sono 3519 gli esuberi temporanei indicati dall’Ilva ai sindacati durante l’incontro odierno, che si tiene nello stabilimento di Taranto, relativo all’avvio della consultazione per la proroga dei contratti solidarietà. Nello specifico: 1713 nell’area Laminazione e tubifici, 975 nell’Area Servizi, Staff e Manutenzioni e 831 nell’area fusoria. La fermata potrà essere totale o completa, sia pure per periodi parziali, per tutti gli altri reparti alimentati dalle produzioni area a caldo dello stabilimento di Taranto.

Per il 2016 l’Ilva si pone l’obiettivo di incrementare la produzione a sei milioni di tonnellate d’acciaio nello stabilimento di Taranto.  La produzione nel 2015 è stata di quattro milioni e 837mila tonnellate di bramme di acciaio contro i 6,349 milioni di tonnellate del 2014, mentre nel 2013 erano state 5,784 milioni, nel 2012 (anno del sequestro dell’area a caldo) 8,338 milioni e nel 2011 8,515 milioni.

«Le riduzioni dettate dalla profonda e grave crisi economica, produttiva e finanziaria – sottolinea l’azienda nel documento fornito ai sindacati – hanno progressivamente interessato, dopo gli stabilimenti di Genova e Novi Ligure ove sono in essere i contratti di solidarietà, anche il ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico di Taranto estendendosi ormai da diversi mesi al settore delle lamiere e tubi». Lo stato di fatto «venutosi a creare quale risultante di più fattori concorrenti – aggiunge l’Ilva – impone un deciso e pronto intervento per riequilibrare i fattori produttivi mediante l’adozione di un piano di risanamento finanziario e di riassetto industriale, oggi imposto anche dagli obblighi connessi alla amministrazione straordinaria».

Il direttore delle Risorse Umane Area Sud dell’Ilva in amministrazione straordinaria, Michele Onorato, dichiara nello stesso documento che «allo stato non si ravvisano situazioni che potranno determinare esuberi di natura strutturale».  Nel documento non si affronta, comunque, il problema della ristrutturazione dell’altoforno 5, il più grande d’Europa, fermato nel marzo scorso, che garantiva il 40% della produzione. Lo stabilimento di Taranto, secondo fonti sindacali, dovrebbe utilizzare a pieno regime l’Acciaieria 1 con due colate continue e altrettante colate per l’Acciaieria 2, gli Altiforni 1 e 4, i Treni nastri 1 e 2 e il reparto Laf (Laminatoio a freddo). Il Tubificio 1 viene impiegato per qualche commessa, mentre il Tubificio 2 è fermo e non si prevede per il momento la ripartenza. Sono «in sofferenza perchè il lavoro è poco – dicono i sindacati – il Treno lamiere e i reparti Rivestimento ed Erv».   (Ansa)

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