Secondo il Governo l’ennesimo decreto legge si è reso necessario per “garantire l’esercizio dello stabilimento siderurgico ILVA di Taranto senza soluzione di continuità e pregiudizio per il tessuto socioeconomico del territorio e dei livelli occupazionali, stante le difficoltà finanziarie per sostenere la prosecuzione delle attività produttive e contemperare nello stesso tempo alle programmate esigenze di tutela ambientale e di salute della popolazione, ma anche per semplificare e rendere più trasparente il processo di cessione dello stabilimento siderurgico a terzi”.
Per noi medici ISDE il “tessuto socioeconomico del territorio” ed i “livelli occupazionali”, già dal primo dei decreti “salva ILVA”, avrebbero potuto essere salvaguardati indipendentemente dall’esercizio dello stabilimento siderurgico, vista la crisi da sovraproduzione mondiale di acciaio, creando per Taranto e per i tarantini alternative sostenibili di lavoro e di sviluppo perseguendo modelli di dismissione, bonifiche, recupero e riconversione così come già accaduto in altri Paesi d’Europa e del Mondo.
D’altra parte studi su stime economiche dei costi sanitari diretti ed indiretti (le c.d. esternalità) prodotti dall’ILVA indicano chiaramente come questi eccedano i benefici della prosecuzione della sua attività produttiva. La EEA (European Environmental Agency) ha infatti stimato in 283 milioni di euro/anno i costi aggregati da danno sanitario generati dall’ILVA di Taranto, considerando il numero di morti in eccesso associato all’esposizione a inquinanti, e in 103 milioni di euro/anno i costi aggregati da diminuzione dell’aspettativa di vita. Sono vieppiù esclusi da questi costi, la produzione di gas serra, i danni economici subiti negli anni da intere categorie imprenditoriali (allevatori, agricoltori, miticoltori), con evidenti ripercussioni anche sul livello occupazionale e sull’intera economia cittadina, cosi come pure sono esclusi gli effetti sanitari sulle generazioni future che probabilmente rappresentano la conseguenza più drammatica di tutte le situazioni di inquinamento ambientale e della catena alimentare.
A noi sembra tra l’altro, che perseverare con i decreti con l’obiettivo di salvaguardare insieme lavoro, salute ed ambiente equivale a porre in essere solo una cinica supremazia del diritto alla produzione industriale su qualunque altro diritto, primo fra tutti quello alla salute. L’ultimo aggiornamento dell’Istituto Superiore di Sanità sugli indicatori epidemiologici in età pediatrica nell’area di Taranto afferma che nel primo anno di vita si registra un eccesso di mortalità del 45% rispetto all’atteso regionale per condizioni morbose di origine perinatale; mentre anche nella fascia d’età 0-14 anni si osserva un eccesso di rischio di tumori, di ricoveri per malattie respiratorie e di mortalità in generale, tanto da motivare, per gli estensori del rapporto dell’ ISS, l’urgenza di interventi sulla qualità dell’ambiente.
Ricordiamo inoltre che per ARPA Puglia, se anche l’AIA venisse applicata come previsto, (e questo decreto concede ulteriori 11 mesi di proroga), per i tarantini residuerebbe un rischio sanitario inaccettabile, legato all’attività dell’ILVA. Pertanto, come medici ISDE, contestiamo con forza lo slittamento dal 04/08/16 al 30/06/17 del piano di applicazione delle prescrizioni AIA in quanto riteniamo questo ritardo inconcepibile e delittuoso per una città come Taranto che ha subito e continuerà a subire danni sanitari enormi. Tale ritardo comporterà un ulteriore allungamento del periodo di esposizione critica della popolazione al complesso di inquinanti ambientali, con inevitabili conseguenze sanitarie ed economiche sia nel breve che nel lungo termine, anche in considerazione di meccanismi di trasmissione transgenerazionale del rischio.
Contestiamo, altresì, il comma 8 dell’art.1 che prevede una procedura semplificata dell’AIA quando ciò si renda necessario per il piano industriale presentato dal soggetto aggiudicatario del bando di vendita dello stabilimento; e tutto questo attraverso un’istruttoria svolta da un apposito comitato di esperti di nomina governativa che in base alle esigenze del piano potrà pertanto, negoziare la salute dei cittadini con le esigenze produttive. Qualsivoglia procedimento autorizzativo deve sottostare al rispetto di criteri oggettivi di valutazione di impatto e di rischio sanitario, secondo strumenti epidemiologici analitici validati e istituzionalmente riconosciuti. Anzi, di più, a tale proposito, il Consiglio Federale inter-agenziale di ISPRA/ARPA/APPA ad Aprile 2015 ha approvato le Linee Guida per la valutazione integrata di impatto ambientale e sanitario (VIIAS) a cui bisognerebbe rigorosamente attenersi.
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