“In questi tre anni di commissariamento, si sono bevuti quasi due miliardi di euro – continua Rizzo -, con una gestione disastrosa. Soprattutto l’intervento del commissario Gnudi si è dimostrato incompetente e a riprova di ciò è il fermo dell’Aia da otto mesi, dopo un periodo di rallentamento. Si è pensato solamente ad assumere manager dalla dubbia utilità, pagandoli centinaia di migliaia di euro (le ultime risalgono al periodo natalizio), mentre i lavoratori continuano a vivere in condizioni precarie per salute e sicurezza. Senza dimenticare i quasi tremila in solidarietà. Siamo più che convinti che non ci sarà nessun privato disposto ad acquistare l’Ilva nelle condizioni in cui versa. Nessuno metterà mano alle proprie tasche, per risanare e ambientalizzare la fabbrica spendendo centinaia di milioni di euro. E’ una nuova presa in giro. Alcune organizzazioni sindacali, che fino a luglio hanno tessuto le lodi dei commissari, ora criticano la nazionalizzazione facendo il tifo per la vendita ai privati. Ma di questo non ci sorprendiamo, visto che sono gli stessi che davano solidarietà ai dirigenti Ilva arrestati, gli stessi che organizzavano i convegni in favore dell’Ilva. Sembra siano sulla stessa lunghezza d’onda di ArcelorMittal che, dopo essersi defilato dalla prima offerta non vincolante presentata con Marcegaglia, ora ritorna in campo sostenendo l’ immunità sui reati di carattere ambientale e violazione delle norme di sicurezza, senza fare menzione dell’investimento reale da fare”.
L’USB promette dunque battaglia per salvaguardare cittadini e lavoratori. “Il Governo ha la responsabilità rispetto ai cittadini di Taranto e a tutti i lavoratori del mondo Ilva e indotto perché ha preso un impegno e lo deve mantenere perché in ballo ci sono la salute e la sicurezza dei cittadini, e deve garantire anche i posti di lavoro. Basta prendere in giro la città con decreti che non mirano alla salvaguardia dei lavoratori e della salute, ma solo alla tutela degli imprenditori. Dopo una decina di decreti a favore dell’azienda ci saremmo aspettati almeno uno che fosse dalla parte dei lavoratori e dei cittadini, visto quanto detto dallo studio Sentieri. Ma quest’ultimo decreto, con il bando è l’ennesima farsa: chi mai potrebbe acquistare un’azienda per metà sequestrata e che cade a pezzi?”, conclude Rizzo.
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