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Le ruspe, la pineta e la legge degli uomini

TARANTOLa cittadinanza attiva ha fatto sentire la sua voce in difesa della pineta di Torre Blandamura. Una presa di posizione che ha prodotto un primo risultato.  In queste ore, sul posto, è in corso un sopralluogo da parte degli uomini del Corpo Forestale per accertare la regolarità degli interventi avviati da settimane nella pineta.  Intanto i lavori sono stati fermati ed è già qualcosa. Nei giorni scorsi, InchiostroVerde aveva “sposato” questa battaglia portata avanti da un gruppo di cittadini pubblicando un articolo della dott.ssa Rossella Baldacconi, che denunciava la presenza delle ruspe per interventi che colpivano giovani alberi di pino e cespugli di macchia mediterranea (leggi qui). L’articolo ha ottenuto un riscontro straordinario, segno evidente di quanto una parte della comunità locale sia fortemente legata alla storia e alle bellezze custodite in questa pineta. Non è un caso, inoltre, che alla salvaguardia di questo prezioso bene naturale sia stata dedicata un’apposita pagina Facebook. Bene, ora sappiamo che il Corpo Forestale ha accolto l’appello dei cittadini ad intervenire per appurare la legittimità (o meno) di quanto sta avvenendo. Nelle prossime ore potremo fornirvi ulteriori aggiornamenti, con la speranza che le ruspe possano essere definitivamente fermate. Auspicio che condivide anche l’autore dell’articolo che ospitiamo su questa pagina. Il contributo speciale di un cittadino che non ha mai perso l’amore per la sua terra. (Alessandra Congedo)

***

La novità di queste vacanze di Natale a Taranto è tornare in pineta, a Torre Blandamura, e trovarci un cantiere con tanto di autorizzazioni, ruspe, recinzioni di lamiere e cemento, gabbiotto delle maestranze e cumuli di ghiaia da spalmare in ogni dove. Il contesto sociale dove avviene tutto ciò lo conosciamo bene: nella nostra città sembra che il verde sia percepito come un nemico da sconfiggere con ogni mezzo, dove gli alberi comunali vengono eradicati o capitozzati, dove i privati resecano piante perché “le foglie sporcano” o semplicemente perché “non fanno vedere l’insegna del negozio”. E le poche, minuscole aree boschive del territorio seguono la stessa sorte. Bruciando, nella la maggior parte dei casi.  Come Lido Silvana nel 2001, come l’oasi la Vela nel 2013 e 2014, e come Torre Blandamura per l’appunto, nell’estate del 2012, mentre i bagnanti continuavano tranquillamente a spalmarsi l’abbronzante sugli scogli poco distanti.

No, dunque. Nessuna novità. Ed infatti, anche nel caso della zona di Porto Cupo e di Torre Blandamura, ciò che avviene oggi è un dejà-vu. Tutto già visto, dagli anni ’80 in poi. Un noto stabilimento balneare mise l’intera zona nelle sue mire espansionistiche e la spiaggia di Porto Cupo ne fu parzialmente inglobata. Un colata di cemento ostruì la quasi totalità della conca naturale e furono iniziate (senza entrare mai in funzione) le deturpanti opere di un fantomatico “Centro velico e remiero”. I bagnanti autoctoni furono banditi, fino a quando la magistratura o l’incuria fece decadere tutte le opere compiute. Non tutte purtroppo. La conca è rimasta irrimediabilmente violentata dal cemento.

La pineta e la scogliera attigua non furono risparmiate. Un pontile di legno ed uno scivolo di cemento sulla scogliera erano parte integrante del progetto. Il pontile fu eroso dalle intemperie nel corso degli anni, ma mai rimosso. I resti giacciono oggi sotto il pelo dell’acqua. Lo scivolo di cemento, paradossalmente, è tornato molto utile ai bagnanti locali, che preferiscono le acque vicine alla pineta alle acque oramai torpide e nauseabonde di Porto Cupo. La pineta subì una colonizzazione a singhiozzi, con opere estemporanee e deturpazioni più o meno permanenti. Piccoli focolai d’incendio, opere di recinzioni mai terminate, percorsi per il salto a ostacolo per cavalli (in cemento armato e pietra!) e sentieri larghi come superstrade di ghiaia bianca. Ecco il cerchio si chiude.

L’odierno cantiere riporta proprio questa titolo: “ripristino sentieri”. Ma se c’è una legge degli uomini che autorizza la creazione di sentieri di ghiaia larghi come complanari in una delle poche aree boschive di tutta la provincia, c’è sicuramente una legge di natura che dice che tutto ciò non è solo ingiusto, ma è quanto meno folle. A meno che… A seguito dell’incendio del 2012, un manipolo di volontari comprò numerosi alberi e li piantumò nella zona devastata, per velocizzare la ricrescita. Poche settimane dopo, per mano di ignoti, tutte le pianticelle furono sradicate e spezzate. Tutte. Allora si è attesa la ricrescita spontanea, aiutando le nuove piante con potature e puntelli. Ma i nuovi alberi, dopo tre anni giunti già ad un’altezza di due metri, sono stati tagliati proprio in questi giorni. Tutti. E proprio dove gli alberi andarono in fumo nel 2012 e la ricrescita è pesantemente osteggiata, oggi vi sono ruspe che stendono quintali di ghiaia per far passare non si sa chi, non si sa cosa. A quanto pare, non sempre la legge della natura corrisponde alla legge degli uomini.

M. Stragapede

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