Riforma dei porti, M5S: “Regioni escluse, rischio blocco”
La sentenza della Corte Costituzionale n.261 del 17 novembre 2015 dichiara l’illegittimità costituzionale parziale dell’art. 29, c. 1°, dello “Sblocca Italia” nella parte in cui non prevede che il piano strategico nazionale della portualità e della logistica sia adottato in sede di Conferenza Stato-Regioni. La sentenza trova impreparati il Ministero e il Governo Renzi che a fronte di questa decisione non hanno ancora dichiarato come intendono proseguire con la riforma portuale che ora rischia un blocco. Question Time del M5S mercoledì alla Camera dei Deputati.
“Lo avevamo detto e ribadito in più occasioni – commenta il Capogruppo M5S della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, Diego De Lorenzis – la nuova riforma portuale di Renzi rappresenta l’autoritarismo di un Governo che non è disposto a confrontarsi con i territori per comprendere quale siano le scelte opportune da compiere. La Corte Costituzionale, bocciando le modalità di adozione del piano strategico nazionale della portualità e della logistica, riconosce che non è prevista alcuna forma di coinvolgimento delle Regioni nella procedura di predisposizione del piano, in contrasto con le chiare indicazioni della giurisprudenza costituzionale. Non basta quindi che alle Regioni vengano relegati solo le funzioni di esprimere un parere sullo schema di decreto ministeriale relativo alla classificazione dei porti, l’intesa relativa alla nomina del presidente dell’autorità portuale o la partecipazione del Presidente della Giunta Regionale interessata o di un suo delegato al comitato portuale. Queste funzioni non possono essere considerate in alcun modo equivalenti al coinvolgimento, nella forma dell’intesa, nella predisposizione del piano strategico nazionale.”
“Il M5S – aggiunge De Lorenzis – farà un questioni time in commissione mercoledì, chiedendo al Governo come intende risolvere la situazione e che rischia di bloccare una riforma portuale pensata male e scritta in forma addirittura peggiore! Ancora una volta si “naviga” a vista, non c’è una visione complessiva e soprattutto mancano chiari criteri per definire le funzioni delle nuove Autorità portuali. La definizione delle sedi delle nuove Autorità di sistema, situazione, quest’ultima, che ha come diretta conseguenza una guerra campanilistica da parte dei territori interessati, preoccupati che queste nuove autorità siano, al pari di quelle passate, solo dei centri di potere per spartire risorse e appalti in maniera opaca e a porte chiuse, magari secondo logiche legate alle correnti politiche e non centri di coordinamento, programmazione, pianificazione e razionalizzazione per migliorare la competitività del nostro Paese, dei territori, per garantire anche maggiore rispetto dell’ambiente. Sono scandalose le dichiarazioni del Ministro Delrio quando fanno riferimento a mettere nei luoghi più “deboli” le Autorità di sistema dando seguito ad una sorta di elemosina, ma soprattutto confermando indirettamente le preoccupazioni che queste saranno centri di potere nella tipica logica partitica della prima Repubblica”.
“Questo Governo manca di partecipazione sulla riforma portuale, è evidente, visto che le istanze di tutti i portatori di interesse, dagli armatori alle imprese di logistica internazionale, sono stata relegate ad un convegno governativo, gli Stati Generali della Portualità e della Logistica, organizzato a suo tempo dall’ex Ministro Lupi. Questo metodo – conclude De Lorenzis – senza trasparenza e partecipazione delle Regioni e degli stakeholder, la mancanza di chiari criteri con cui si definiscono criteri e funzioni dell’Autorità di Sistema, l’assenza di selezione pubblica per le figure apicali delle autorità portuali, anche nella nuova concezione, e la perpetua mancanza di visione porterà anche questa riforma, al pari delle altre targate PD, come la finta abolizione delle province, delle sedi degli organi della giustizia e quella aberrante della Costituzione è destinata a fallire”.