Ha fatto discutere il documento del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto che indicava le misure cautelative in occasione di possibili criticità dello stato di qualità dell’aria in città. In quelle pagine si legge che «nella città di Taranto i principali problemi di salute connessi all’inquinamento atmosferico sono legati soprattutto ai livelli di PM10 e ai relativi inquinanti cancerogeni assorbiti, come il benzo(a)pirene b(a)p, che sono strettamente correlati alle attività produttive dello stabilimento Ilva».
Inoltre «da ottobre 2012, anche in relazione al rallentamento della produzione dell’Ilva, si è assistito a una drastica riduzione della concentrazione di polveri sottili e di B(a)p, persino nelle aree adiacenti allo stabilimento industriale». Sempre l’Asl ha riportato i dati forniti da Arpa Puglia per i primi 10 mesi del 2015 che «mostrano un livello medio di Pm10 di 25 microgrammi per metro cubo». Stando a questi numeri «le cose sono cambiate» ha spiegato Michele Conversano, responsabile del Dipartimento di prevenzione della Asl. «Non avete nessuna certificazione che siano cambiate» ha ribattuto Alessandro Marescotti di Peacelink che ha presentato un dossier sul Pm10 a Taranto, in cui vengono riportati i superamenti dei limiti registrati dalle centraline Arpa. «Perché il sindaco non ha preso alcun provvedimento? È mancato in quelle che sono le sue funzioni fondamentali di applicazione del principio di precauzione», ha attaccato Marescotti. Che non ha risparmiato nemmeno il direttore generale della Asl di Taranto. «Non esiste il termine di soglia di tolleranza, ha usato una espressione inappropriata – ha detto – non possiamo tollerare questi livelli di Pm10».
E la Regione Puglia? Per Francesco Corvace «il Piano della qualità dell’aria per Taranto e Tamburi è suscettibile di ricevere input in chiave di monitoraggio e di aggiornamento, quindi stiamo discutendo della possibilità che in un domani prossimo il piano possa contemperare anche delle misure cautelative». La dottoressa Antonella Mincuzzi dell’area epidemiologica della Asl di Taranto ha chiesto «di aiutarci a diffondere quello che facciamo, si deve sapere che esiste il Registro Tumori (chiaro il riferimento ad una scritta offensiva apparsa sul muro della sede Asl qualche settimana fa, ndr). Stiamo raccogliendo le informazioni per ogni persona ricoverata per tumore perché il Registro Tumori serve anche da supporto ai clinici in reparto. Studiamo i fenomeni migratori degli ammalati. Stiamo completando un altro triennio per cui l’anno prossimo dovremmo uscire con un altro report dove si riportano i dati di incidenza».
Leo Corvace di Legambiente Taranto ha descritto invece la «situazione interna delle cokerie che è molto più preoccupante di quella esterna alla fabbrica. Per il Pm10 nel 2014 abbiamo avuto uno sforamento per 282 volte mentre nel quartiere Tamburi solo per 7 volte. Nel 2015 abbiamo avuto 241 sforamenti fino a settembre. La cosa preoccupante è che c’è una situazione allarmante per il benzene: nel 2014 abbiamo avuto 250 sforamenti e quest’anno siamo a 193». Quando si parla di wind-days, Corvace ha ammesso che «gli interventi all’interno della fabbrica sono peggiorativi per gli operai perché la prescrizione prevede che aumenti il monte ore degli operai addetti alla manutenzione delle cokerie e quindi c’è maggiore esposizione per i lavoratori». Lavoratori come Cataldo Ranieri dei Liberi e Pensanti che ha detto «basta con la grande industria a Taranto che ha portato disoccupazione, malattia e morte».
Nicola Sammali
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