Tra gli imputati vi sono gli ex presidenti di provincia di Taranto e Regione Puglia, Gianni Florido e Nichi Vendola, l’avv. Francesco Manna, all’epoca dei fatti capo di gabinetto del governatore Vendola, il dirigente della Regione Puglia, l’ing. Antonello Antonicelli, il professor Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia, l’ex presidente della commissione AIA del Ministero dell’Ambiente, Dario Ticali messo in quel ruolo dall’allora ex Ministro Prestigiacomo, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, l’ex assessore della giunta Vendola e ora consigliere regionale sempre in forza al PD, Donato Pentassuglia, il deputato di Sel ed ex assessore regionale Nicola Fratoianni, l’ex assessore all’ambiente della Provincia di Taranto di centro sinistra, Michele Conserva.
A bloccare questa volta il processo facendolo ritornare alle indagini preliminari sarebbe stato un vizio di forma, una mancata apposizione sul verbale del nominativo dei legali di una decina di imputati. Il vizio di forma potrebbe inficiare il corretto svolgimento del processo in quanto una eventuale eccezione sollevata in un successivo ricorso in Cassazione, potrebbe pregiudicare il processo stesso. Tuttavia, l’eccezione sollevata dall’accusa era connessa ad un’ipotesi di nullità relativa che, invece, la Corte d’Assise ha riqualificato, come richiesto dalla difesa, in nullità assoluta, per cui si è disposto che gli atti vengano nuovamente inviati al giudice dell’udienza preliminare, che tuttavia potrebbe esprimersi diversamente da quanto già fatto dal GUP, Vilma Gilli. Il M5S chiede chiarezza al Ministro Orlando.
“Il processo “Ambiente Svenduto” – commenta il Capogruppo M5S della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati, Diego De Lorenzis – “è un importante procedimento non solo per i reati in tema di ambiente e salute pubblica che vengono contestati agli imputati, ma potrebbe rappresentare anche dal punto di vista dell’opinione pubblica un ripristino dello stato di legalità per i cittadini e i lavoratori, non solo di Taranto ma di tutta l’Italia, per cui sorge il rischio che questi bruschi rallentamenti del processo possano incidere sull’accertamento dei fatti e delle relative responsabilità”.
“Questa – aggiunge il deputato pugliese del M5S, Diego De Lorenzis – è la terza sospensione del processo in pochi mesi: troviamo sconcertante che su un procedimento tanto importante per la cittadinanza si possano commettere errori tanto grossolani. Vorremmo che il rispetto delle regole e delle leggi non ci sia esclusivamente quando la giustizia cerca la verità ma anche quando un’azienda causa la malattia e la morte a centinaia di italiani!”.
“Sono oltre 800 le parti civili tra cui vi sono parenti di operai deceduti e centinaia di privati cittadini, soprattutto residenti del quartiere Tamburi, a ridosso dell’Ilva, che quotidianamente hanno respirato sostanze inquinanti. Confidiamo nel corretto svolgimento del processo ma non si può negare che queste sviste, apparentemente così di poco conto, fanno perdere fiducia alla cittadinanza nei confronti delle istituzioni. Per questo motivo si chiede al Ministro Orlando se abbia intenzione di inviare gli ispettori al fine di accertare le responsabilità della presunta svista descritta e come, per quanto di propria competenza, intenda garantire, nel rispetto del principio della separazione dei poteri, la regolare prosecuzione del processo”.
“Taranto – conclude Diego De Lorenzis del M5S – ha bisogno di giustizia che per troppo tempo è stata negata: questo processo potrebbe in parte sanare la totale mancanza di fiducia che i cittadini provano nei confronti delle istituzioni, auspichiamo che d’ora in avanti il processo vada avanti celermente! Vogliamo la verità e che chi ha colpevolmente bruciato i risparmi di una vita dei cittadini azionisti venga punito. Per questo, il 19 dicembre il M5S sarà all’assemblea dei soci per pretendere il libro soci di queste banche e i nomi di coloro che ai quali è stato permesso vendere le azioni prima della svalutazione”.
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