Dimmi cosa pensi e ti dirò che destino avrai – di Elisa Albano (Ben-Essere)
LECCE – È risaputo e riconosciuto, ormai, che pensieri tristi, disfattisti, rancorosi e orientati sempre a rilevare tutto ciò che non va, le mancanze e le inefficienze, portano fisico e mente ad ammalarsi e a non facilitare un qualunque processo di guarigione, soprattutto se questo gruppo di riflessioni si protrae nel tempo, senza soste. Viceversa, valutazioni, convinzioni e atteggiamenti mentali possibilisti e stati d’animo gioiosi, anche contro ogni apparente realtà sfavorevole, non solo stimolano la produzione di endorfine e aiutano il sistema immunitario a lavorare efficacemente, facendoci ammalare molto meno, ma permettono anche un più facile processo di guarigione lì dove uno stato di disordine, mentale o fisico, si sia già innescato e ci aiutano a un veloce superamento di problematiche varie.
Ma ciò che generalmente viene meno considerato è il fatto che tutto ciò che attraversa la nostra mente, sia nel bene che nel male, influenza notevolmente tutte le nostre piccole o grandi decisioni e ogni nostro comportamento. Ad esempio, dirsi e ripetersi: “Non c’è più lavoro”, “La crisi incalza, è inutile sperare”, “Non c’è più denaro in giro”, oppure, autodenigrarsi: “Qualunque cosa faccio fallisco”, “Sono proprio sfortunata”, “Non sono in grado di,…”, e così via, ci induce inevitabilmente e in modo inconsapevole ad agire di conseguenza.
Magari resteremo chiusi in casa, per giornate intere, sprofondati in poltrona e davanti a una tv perché tanto sapremo, o meglio crederemo che fuori da quella nostra piccola porta non c’è nulla da esplorare e da conquistare. Tenderemo anche a sfiancare le speranze di chi ci sta accanto, finendo per circondarci di una realtà che si autodetermina. Vivere nella certezza di non essere in grado di fare qualcosa o di essere abilitati solo al fallimento ci trasforma in rinunciatari e mai ci sogneremmo di provare e riprovare ad andare oltre i nostri stessi limiti per vedere se qualcosa di diverso accade.
Parimenti, dirsi e ripetersi: “È difficile ma voglio osare lo stesso”, “Possibile che non ci sia una soluzione? C’è qualcosa che posso inventarmi? C’è una via che posso intraprendere e che altri nella mia stessa condizione non vedono?”, oppure, provare a incoraggiarsi pensando “ Sì, è vero ho sempre combinato guai ma gli errori mi hanno comunque insegnato qualcosa”, “Non sono in grado di… ma forse se mi applico e mi esercito posso superare questo limite”, ci permette di muoverci, di entrare nell’intenzionalità e di trovare, infine, davvero una soluzione, cambiando, quindi, quello che altrimenti avremmo considerato come il “nostro destino”. C’è una differenza abissale tra due persone, coinvolte in uno stesso problema, in uno stesso stato d’animo, che producono riflessioni differenti. Se una dice: “Non voglio più stare male” e l’altra, invece: “Voglio stare bene”, chi credete avrà realmente più possibilità di farcela, di trovare una soluzione alle sue preoccupazioni? Rifletteteci con calma.
Ciò che ci raccontiamo, giorno dopo giorno, in ogni attimo della nostra giornata porta a conseguenze decisionali e comportamentali notevoli. Diventa fondamentale, allora, soprattutto in questo periodo storico, allenarsi a pensare in modo più corretto, e produttivo. Lasciare la mente aperta alle possibilità, saper individuare un vantaggio anche nello svantaggio, saper trasformare un ostacolo in opportunità, sviluppare la capacità reinterpretativa degli eventi, di noi stessi e di chi incrociamo può salvarci la vita in tante situazioni e immetterci in un percorso esistenziale vincente anziché perdente. Conoscere le conseguenze reali di un pensiero anziché un altro può permetterci di scegliere più liberamente e di divenire un po’ più padroni della nostra vita.
Psicologa – Scrittrice
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