Dunque gli interventi urgenti del Piano Silletti bis, ritenuti strategici per il contenimento della xylella fastidiosa, prevedono nella zona dei focolai la rimozione immediata – entro un raggio di 100 metri intorno alle piante infette – di piante che presentano sintomi indicativi della possibile infezione e di piante ospiti indipendentemente dal loro stato di salute. La rimozione deve avvenire “mediante estirpazione e sramatura, trinciatura della chioma e bruciatura della ramaglia”, e l’esecuzione di trattamenti fitosanitari nel terreno.
E così i misteri di Torchiarolo, paesino sperduto nel Salento pugliese, diventano due. Oltre a quello dell’inquinamento causato – a parere dell’ARPA Puglia – dall’utilizzo spropositato dei camini, si aggiunge quello della xylella fastidiosa nell’applicazione ‘polimorfa’ del Piano Silletti bis.
Perché gli ulivi eradicati il 4 novembre oggi sono ancora lì. Sono stati eseguiti i trattamenti fitosanitari? Quando saranno bruciate le chiome? E perché è possibile bruciare le chiome in un’area in cui vige il divieto di accensione di caminetti, stufe a legna e di tutti i sistemi di combustione a biomassa a causa dell’inquinamento?
Ma la xylella va veloce e l’ultimo aggiornamento pubblicato dalla Regione Puglia sul BURP del 12 novembre scorso amplia la zona infetta a tutto il territorio di Torchiarolo, una Comunità che vive prevalentemente dei prodotti della propria terra. Chi è stato a Torchiarolo ha visto solo terra rossa e ulivi curatissimi, mentre di secchi nemmeno l’ombra.
E ancora, la questione della legna su cui nulla prescrive il Piano. Dopo l’eradicazione degli ulivi il tronco viene fatto a pezzi, tutti ben regolari e portati via con i camion. Che fine fa la legna portata via? In calce al testo del Piano Silletti viene riportata una tabella da cui si deduce che il tronco può essere venduto come legna da ardere al centro di acquisto più vicino. Il tronco quindi non è infetto? E se no, non basterebbe solo la potatura? Le domande sono troppe e i dubbi sull’efficacia di questo Piano sono tutti leciti, a cominciare dalla procedura dei controlli che esclude il coinvolgimento dei proprietari dei terreni se non a decisioni già prese.
L’opposizione della gente comune, insieme agli agricoltori, è riuscita a mettere in luce tutte le contraddizioni di un Piano ritenuto urgente ma che finora non è servito a fermare la xylella fastidiosa. Contraddizioni nelle procedure seguite e nelle decisioni prese, compreso il cambiamento di rotta del Ministro Martina sull’iniziale divieto di reimpiantare gli ulivi nelle zone ritenute infette. Come anche la recente notizia del 19 novembre circa la decisione del Tar Lazio di confermare la sospensione delle eradicazioni degli ulivi sani nelle zone infette, almeno fino al 16 dicembre. Notizia che fa sperare, ma finora forse si sarebbero persi inutilmente migliaia di ulivi e secoli di storia.
Gli scienziati chiamati ad esprimersi nella Task Force di recente istituzione regionale, potranno dare alcune indicazioni, ancor meglio se il sapere accademico sarà integrato dal sapere di base. Tuttavia non si potrà chiedere alla scienza di assumere decisioni in sostituzione dei rappresentanti politici. La decisione finale dovrà essere una decisione politica che tenga conto delle acquisizioni scientifiche ma anche degli interessi, non solo economici, della collettività pugliese.
Associazione Salute Pubblica
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