Mar Piccolo, rimossi vecchi pali della mitilicoltura: era proprio necessario toglierli?

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palo sommersoTARANTO – Nei giorni scorsi, sono stati rimossi numerosi vecchi pali della mitilicoltura dal secondo seno del Mar Piccolo. Le operazioni rientrano nel progetto pilota PAINT – Intervento nei mari di Taranto di rimozione delle palificazioni abbandonate – con la collaborazione di Confcommercio Taranto, AGCI Pesca, CNR Talassografico Cerruti’ e Centro Ittico Tarantino. La finalità del progetto è quella di eliminare i pali in disuso che provocano problemi per la navigazione e che possono essere impropriamente utilizzati da abusivi. L’encomiabile obiettivo poteva, però, essere portato a termine in modo differente, in modo meno violento nei confronti dell’ecosistema marino.

Oltre a simboleggiare la mitilicoltura tarantina, i vecchi pali del Mar Piccolo rappresentano dei nuclei di biodiversità. Sulla superficie metallica si sviluppano numerosi organismi che creano una comunità particolarissima, in cui dominano gli invertebrati filtratori, che si alimentano filtrando l’acqua del mare e trattenendo all’interno del loro corpo minuscole particelle organiche e anche pericolosi inquinanti. Spugne, vermi filtratori, bivalvi, gigli di mare, ascidie sono solo alcune delle categorie di animali che impreziosiscono i pali. E tra gli organismi filtratori vivono altrettanti animaletti: nudibranchi, gamberi, granchi, stelle marine, ricci, piccoli pesci bentonici come i meravigliosi cavallucci marini, molto vulnerabili e rigorosamente protetti, che spesso si osservano proprio sui pali, aggrappati ai tanti organismi che li ricoprono.

palumbo paliInsomma ogni palo è un microcosmo di vita, un habitat per un’infinita di organismi, che non potrebbero “attecchire” altrove, dato che il fondale del Mar Piccolo è per la maggior parte molle, ovvero formato da sabbia e fango. Questo indica che ogni singolo palo è prezioso per la vita del Mar Piccolo, a maggior ragione se si considera che negli ultimi tempi quasi tutti i pali sono stati eliminati e sostituiti dai sistemi di allevamento con long-line, in cui le reste dei mitili sono sostenute da boe galleggianti. 

Alla luce di quanto scritto, è naturale chiedersi perché invece di eliminare altri pali, non si è pensato semplicemente di segnalarli o inclinarli verso il fondale marino in modo tale da non creare problemi alla navigazione e, allo stesso tempo, lasciando in loco i substrati duri necessari all’insediamento della colorata comunità che rende il nostro mare unico e particolare. Con la speranza che future scelte di gestione del Mar Piccolo, il nostro bene comune più grande, prendano in maggiore considerazione il benessere dei suoi abitanti sottomarini.

Rossella Baldacconi, PhD in Scienze Ambientali 

N.B. La seconda foto è di Emilio Palumbo (Confcommercio-Agci Pesca)

 

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