Secondo il prof. Turco che aveva già affrontato il tema del dissesto del Comune capoluogo su sollecitazione della Camera di commercio di Taranto, la particolarità del “caso-Taranto” risiede in tre elementi: la dimensione del dissesto, i suoi terribili effetti sul tessuto economico e la “lunghissima procedura che dopo quasi dieci anni non è ancora conclusa”.
Una condizione quest’ultima più volte evidenziata e denunciata dalla Camera di commercio di Taranto nel corso delle Giornate dell’Economia 2013 e 2014 e con una serie di interventi successivi e che ritorna in recenti pronunciamenti del Tribunale di Taranto secondo il quale risulta non ragionevole l’ampio lasso di tempo trascorso dal dissesto ad oggi, mettendo in discussione il protrarsi della procedura semplificata.
Gli effetti sugli attori economici e sul tessuto produttivo imprenditoriale continuano, ancora oggi, ad essere devastanti. Turco analizza un campione statistico di 105 imprese private insinuatesi nella massa passiva con un credito superiore ai 10mila euro. Ebbene, di queste il 31% (32 aziende) ha cessato l’attività economica, il 10% (11) ha avviato un percorso di scioglimento, 5 hanno chiuso prima della proclamazione dello stato di insolvenza. Solo 62 imprese, pari al 59% sono sopravvissute al dissesto. Il picco delle cessazioni si è avuto nel 2010, la mortalità aziendale è stata più elevata nel settore manifatturiero e tra le ditte individuali.
“L’inefficace gestione della procedura di dissesto – afferma Turco – sta ancora producendo effetti negativi sull’economia locale con una perdita economica di oltre 100 milioni di euro e con un elevato tasso di mortalità delle imprese ammesse alla procedura. Le realtà che hanno meglio affrontato gli effetti economici del dissesto sono quelle che hanno trasferito la loro attività fuori dalla provincia di Taranto”.La parte che più preoccupa, però, è quella in cui il professor Turco, con il rigore dello studioso, rileva che “la procedura è ancora in corso perché mancano le risorse finanziarie necessarie per coprire i restanti debiti”. Turco avverte che il fabbisogno finanziario di 224 milioni di euro “potrebbe causare un dissesto nel dissesto del Comune di Taranto”. Una situazione che “dimostra l’incapacità del governo locale di gestire la ripresa amministrativa in maniera indipendente e pronta. Problemi dovuti soprattutto alla difficoltà di gestire contemporaneamente le esigenze pubbliche correnti del Comune con la necessità di ripianare la crisi finanziaria”.
Un ultima considerazione viene riservata alle carenze legislative. Secondo Turco, infatti, è positivo che la legislazione consenta agli enti locali di affrontare in maniera autonoma le crisi finanziarie, prevedendo anche forme di sostegno (dotazioni finanziarie straordinarie, possibilità di accendere mutui, ecc.), “ma allo stesso tempo la legislazione dovrebbe essere più efficace in ordine alle modalità di riorganizzazione e ai tempi di chiusura della procedura prevedendo anche controlli più stringenti del governo centrale sulla tempistica”.
NOTA STAMPA – CAMERA DI COMMMERCIO DI TARANTO
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