Discarica Vergine, Attivalizzano alle istituzioni: continuano gli odori sgradevoli
TARANTO – Le problematiche legate alla discarica Vergine, in particolare al percolato depositato, sono al centro di una lettera aperta che l’associazione AttivaLizzano rivolge al prefetto di Taranto, ai presidenti della Regione e della Provincia, al sindaco di Taranto e alle altre istituzioni. Ricordiamo che la discarica della società Vergine si occupa di rifiuti speciali non pericolosi ed è ubicata in località Palombara, isola amministrativa di Taranto. Di seguito il testo della lettera.
A quasi due anni dal sequestro preventivo, ordinato dal Giudice penale, della discarica della società Vergine, sita in località Palombara (Lizzano), isola amministrativa del Comune di Taranto, continuano gli odori sgradevoli che, soprattutto in alcune ore della giornata, infestano il centro abitato del Comune di Lizzano.
L’Associazione AttivaLizzano chiede, quindi, informazioni sullo stato della discarica che, malgrado gli sforzi della Magistratura, è diventata più che mai maleodorante e sempre più pericolosa per la salute di adulti e bambini. Eppure, con la lettera prot. 136732 del 3 settembre 2015, il Comune di Taranto ha comunicato alla Vergine s.r.l. ed ai due proprietari del terreno nel quale è collocata la discarica, l’avvio del procedimento finalizzato ad ordinare “la rimozione e smaltimento del percolato presente all’interno della discarica”, ma il giorno dopo la Società ha risposto che quanto richiesto “verrà riscontrato all’esito della definizione del procedimento pendente presso la Provincia di Taranto” per la concessione della volturazione dell’AIA (l’autorizzazione integrata ambientale, ndr) dalla società venditrice Vergine all’acquirente Lutum s.r.l.
In sostanza, per eliminare i danni ambientali prodotti, soprattutto quelli dovuti ai quasi due anni di completo abbandono dal sequestro, per iniziare i lavori di bonifica ed eliminare gli odori sgradevoli (la puzza, come la chiamano i lizzanesi), la società Vergine esige la “volturazione dell’AIA” dalla Vergine s.r.l. alla Lutum s.r.l. Praticamente un ricatto! Dalla lettera prot. 162030 del 19 ottobre 2015 della Direzione ambiente del Comune di Taranto, inviata al Prefetto di Taranto e per conoscenza ad altre autorità, si evince l’intenzione di porre a carico della collettività la spesa dei lavori, qualora i proprietari dei terreni e della discarica non dovessero ottemperare al provvedimento. L’impatto economico è stato già valutato dal Comune di Taranto in ben 500 mila euro, fatti salvi gli ulteriori apporti di acque meteoriche occorsi negli ultimi mesi.
Non solo, sempre nella stessa lettera, si evidenzia che “la mancata gestione del sito da parte della Società Vergine s.r.l., consente di prevedere il reiterarsi della situazione di che trattasi, anche a valle della rimozione del percolato attualmente depositato, per via dei successivi apporti meteorici.” In altre parole, la situazione della discarica è peggiorata per colpa dello stato di abbandono di cui è indubbiamente responsabile la proprietà della discarica, con tutto quello che questo comporta per la salute collettiva. Malgrado ciò, la Società Vergine pretende di avere la volturazione dell’AIA prima di discutere i lavori necessari per eliminare i danni cagionati.
Bisogna anche evidenziare che la lettera del Comune di Taranto non fa alcun cenno al decreto di sequestro preventivo del 31 gennaio 2014 e fa riferimento alla presenza di rifiuti NON pericolosi. In realtà, si tratta di RIFIUTI PERICOLOSI, come ha osservato il giudice penale nel decreto di sequestro, in cui si mette nero su bianco che la discarica deteneva, già da allora, rifiuti pericolosi e persino a rischio di esplosione a causa della presenza elevata di metano. Oggi, il tasso di pericolosità si è persino aggravato, in quasi due anni di sequestro, per la mancata inertizzazione dei rifiuti stoccati in passato e per l’incidenza pluviometrica nell’area di interesse”, cioè a causa delle piogge cadute sino ad ora su una discarica ormai in stato di abbandono, come documentato dalla lettera del 19 ottobre 2015.
Basti pensare che nella vasca B, su 14 torce di captazione del biogas solo 5 restano ancora accese e, quindi, le emissioni di biogas diventano ancor più pericolose, in particolare la classe HP 3 (infiammabile). Al contrario, sulla pericolosità dei rifiuti contenuti in discarica, l’ARPA, con la nota del 16/7/2015 relativa alle analisi del percolato, ha dichiarato che “limitatamente ai parametri chimico-fisici analizzati, il campione non si rileva afferire ad alcuna classe di pericolosità HP”. In due parole l’ARPA, senza dare alcuna motivazione, liquida la questione dichiarando che il percolato non è pericoloso, senza considerare che un giudice penale ha sequestrato la discarica proprio per questo e lo stato di abbandono in cui versa la discarica può avere solo aggravato la situazione! La pericolosità del percolato e dei rifiuti è tale che la Direzione ambiente del Comune di Taranto intende rimuovere il percolato (ben 5.000 tonnellate quantificate per difetto) anche a spese della collettività, qualora la proprietà della discarica non dovesse provvedere.
Pertanto, di fatto, la discarica contiene sostanze pericolose (oltre che maleodoranti), per cui, fino a quando non sarà bonificata non si potrà parlare di autorizzazione allo stoccaggio di rifiuti non pericolosi, perché contenendo già sostanze pericolose, ogni nuovo apporto di rifiuti, potrà solo aumentare la pericolosità della discarica nel suo complesso, non solo per la popolazione locale, ma anche per i lavoratori che saranno chiamati ad operare, con qualsiasi mansione, per bonificarla o per apportare nuovi rifiuti.
È evidente che la situazione della discarica è diventata infiammabile, come la classe di pericolosità che avrebbe dovuto avere, per cui richiede il massimo impegno da parte dei nostri Amministratori che, al contrario, disertano persino gli incontri con le autorità competenti. Infatti abbiamo appreso “l’assenza degli Enti invitati” all’incontro del 5 agosto 2015, tenuto presso l’Amministrazione Provinciale di Taranto, nel quale si è discusso sull’istanza per la voltura dell’autorizzazione all’esercizio dell’impianto, avanzata dalla Lutum s.r.l. Lo stato di abbandono della discarica, quindi, non è imputabile solo alla proprietà, ma anche alla latitanza degli Amministratori che davanti ad un problema di ambiente e di salute pubblica (anche loro) hanno di meglio a cui dedicare il proprio tempo.
Eppure, già il 4 febbraio 2011, i Comuni di Taranto, Lizzano, Monteparano, Faggiano e Roccaforzata avevano prodotto un comunicato (presente tuttora sul sito del Comune di Taranto) nel quale hanno denunciato “un forte disagio provocato dalla attività relativa alla discarica Vergine” e per rafforzare il grido di dolore dei cittadini e delle amministrazioni unite avevano riportato una frase dell’allora Governatore della Puglia: “ottenere che tutti i livelli istituzionali possano mettersi in sintonia per rappresentare alle autorità giurisdizionali che la specificità di questa battaglia che non è di qualcuno o di parte o frutto di demagogia. Occorre che qualcuno vada a vivere per un giorno in una casa di Lizzano per vedere l’effetto che fa. Credo che in quel territorio per 40 anni ai signori dei rifiuti sia stato consentito, a causa della mal politica, di essere padroni della vita e della morte”.
Vista la gravità della situazione della discarica, appare del tutto evidente che sia improcrastinabile un’azione concreta a salvaguardia esclusivamente della salute di tutti, prima che sia in gioco direttamente il bene vita di ognuno di noi.