Quanto è dolce il Mar Piccolo di Taranto – Pubblicato studio curato dal Cnr
Per la prima volta, grazie al progetto Ritmare coordinato dal Cnr, è stato quantificato l’efflusso di acque sotterranee nel Mar Piccolo. La salinità media è inferiore a quella del vicino mare esterno, in conseguenza del contributo di acque continentali dolci. Lo conferma uno studio pubblicato su Environmental Science and Pollution Research. Bacino interno in comunicazione con il Mare Ionio, il Mar Piccolo di Taranto è circoscritto da un territorio in cui prevalgono le peculiarità ambientali imposte dalla natura carbonatica, soggetta a carsismo e fratturazione, delle rocce affioranti.
Nell’ambito del progetto Bandiera ‘Ritmare – La ricerca italiana per il mare’, coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche e finanziato dal Miur, è stato effettuato uno studio, pubblicato su Environmental Science and Pollution Research, finalizzato a misurare il contributo delle sorgenti costiere, subaeree e sottomarine, all’equilibrio idrologico di questo bacino di mare interno. Il lavoro ha portato per la prima volta alla quantificazione dell’efflusso di acque sotterranee dolci nel Mar Piccolo, dove conseguentemente la salinità media è risultata inferiore a quella del vicino mare esterno.
“Grazie alla delimitazione del bacino idrogeologico che alimenta le sorgenti con efflusso nel Mar Piccolo, realizzata per mezzo di analisi chimiche e isotopiche sui campioni di acqua, è stata definita la modellazione numerica del flusso delle acque sotterranee in diverse condizioni”, spiega Maurizio Polemio, e responsabile dell’unità operativa di Bari dell’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpi-Cnr). Applicando il modello teorico è stato quindi strutturato il geodatabase con la raccolta, validazione ed elaborazione dei dati emersi dalle circa 2.000 perforazioni presenti nei 1.600 km2 dell’area di studio. Sono state realizzate cinque campagne di rilievi in sito di tipo idro-geochimico e di misurazione delle portate sorgive. L’età dell’acqua di falda è stata definita attraverso la determinazione dell’isotopo del 14C, età utilizzata per la validazione del modello numerico.
“Il volume medio annuo dell’efflusso delle acque sotterranee nel Mar Piccolo è stato valutato pari a 107 106 m3 (75 e 32 106 m3 dovuta rispettivamente alle principali sorgenti e all’efflusso diffuso insieme alle sorgenti sottomarine secondarie). La portata media annua delle acque sotterranee delle principali sorgenti è stimabile in 2,4 m3/s. Per ciascuna delle principali sorgenti è stato valutato il deflusso medio mensile, che mostra una bassa variabilità da un mese all’altro”, chiarisce Polemio.
I dati geochimici mostrano una limitata salinizzazione causata dall’intrusione marina delle acque di falda che scaturiscono dalle sorgenti costiere subaeree e un rapporto di mescolamento con l’acqua di mare inferiore al 10%. “Oltre che dal mescolamento acqua dolce–acqua salata, la composizione geochimica dell’acqua di falda delle sorgenti del Mar Piccolo è controllata dagli effetti combinati della dissoluzione della calcite e dello scambio ionico. È stato osservato un arricchimento del calcio e del bicarbonato insieme ad una diminuzione degli ioni magnesio”, conclude il ricercatore Cnr.