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Emergenza mitilicoltura a Taranto: andare oltre lo stato di crisi

“Andare oltre lo stato di crisi”, lo chiedono i mitilicoltori, lo suggerisce la comunità scientifica, lo auspica la politica.  Adottare modelli di previsione atti a prevenire le condizioni che hanno determinato negli anni recenti  ingenti perdite al settore della mitilicoltura.  Il tema è stato affrontato nel corso di un incontro tra il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, ed i rappresentanti delle organizzazioni di  AGCI Pesca, CLAAI, Confcommercio, Lega Pesca, UNCI Pesca e IAMC UOS di Taranto.

Le elevate  temperature, raggiunte la scorsa estate, dall’aria e dal mare, hanno determinato il fenomeno della moria dei mitili, registratosi  in Mar Piccolo. La conferma scientifica giunge dall’Istituto per l’Ambiente Costiero del CNR,  che interpellato dal sindaco della città dei due mari riguardo all’origine del  fenomeno che quest’estate ha messo in ginocchio la mitilicoltura tarantina, conferma che è stato proprio il caldo eccessivo il killer delle cozze nostrane ed in particolare del seme che da sempre viene allevato nel secondo seno del Mar Piccolo.

La relazione dell’Istituto non lascia dubbi di sorta; non vi è altra causa all’infuori del caldo torrido: in luglio ed in agosto le temperature dell’aria e del mare registrate dalla boa del centro ricerche (nell’ambito del progetto EMSO MEDIT) hanno superato per diversi giorni le medie giornaliere, tanto da giungere a 30,9°, quella dell’acqua.

“Non ci sono misurazioni dell’ossigeno disciolto nelle acque di fondo, ma è plausibile che – scrive il dottor Nicola Cardellicchio, in risposta alla  richiesta del sindaco  Stefano – si siano create delle condizioni di scarsa ossigenazione delle acque con  innesco di degradazioni anaerobiche non idonee alla sopravvivenza dei  molluschi. Queste crisi si ripetono in Mar Piccolo periodicamente, soprattutto in stagioni estive molto calde, per cui per la prevenzione della perdita di prodotti mitilicoli sarebbe necessario sin dal mese di giugno un monitoraggio continuo soprattutto della temperatura e dell’ossigeno disciolto nell’acqua. Sarebbe opportuno – conclude il direttore dello IAMC – l’adozione di sistemi di allarme e avere un piano per lo spostamento delle coltivazioni in altre aree”.

La relazione dell’Istituto è stata inviata alla Regione e al Ministero delle Politiche Agricole per la richiesta dello stato di calamità naturale; nel frattempo la Regione si sta attivando per reperire altre risorse nelle maglie della  variazione del Piano regionale di bilancio,  in aggiunta ai 500 mila euro già disponibili. Nell’incontro a Palazzo di Città si è discusso inoltre del modello da adottare per dare continuità all’azione di controllo e tutela del comparto; certamente il monitoraggio permanente è un asset dal quale non si può prescindere e non solo in mar Piccolo,  ma –secondo i tecnici- anche in Mar Grande dove vi sono aree di classe A – a nord della Tarantola- idonee alla coltivazione.

Per quanto concerne infine il Piano delle Coste, strumento fondamentale per dare una impostazione sempre più  organizzata, efficiente ed imprenditoriale al settore, entro i prossimi giorni gli uffici tecnici del comune faranno pervenire  alle organizzazioni di categoria  una  bozza avanzata del Piano, già vista e discussa dalle Commissioni consiliari, da implementare con le  opportune osservazioni. Entro i primi mesi del 2016 potrebbe concludersi questo percorso propedeutico alla ricerca – anche a livello comunitario- di risorse finanziarie  per l’avvio di   progetti  di rilancio del settore della pesca e della mitilicoltura tarantina.

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