Ebbene più che una zona sottoposta a vincolo, la povera costa decantata per secoli da poeti e scrittori come uno dei luoghi più belli al mondo, sembra una discarica a cielo aperto, in cui i rifiuti sono ammassati in cumuli nel delicato ambiente di transizione tra la terra e il mare, e sono così tanti e così stratificati che la vegetazione costiera addirittura ci cresce sopra.
Da mesi e mesi si parla di bonifica del Mar Piccolo e relativi metodi più o meno invasivi, alcuni addirittura controproducenti, e di quale sia il più idoneo per “salvare” il piccolo mare che finora si è salvato da solo. Grazie alla sua capacità di autodepurazione e grazie ai vitali citri, le sorgenti di fredda acqua ipogea che sanano da sempre il Mar Piccolo, la sua meravigliosa comunità marina continua a vivere nonostante il gravissimo inquinamento ambientale, nonostante il degrado e la dimenticanza.
Qualcuno leggendo queste righe penserà che Taranto ha problemi ben più seri del degrado dei suoi mari o di qualche rifiuto abbandonato sulle sue coste. Non è così, il veleno di Taranto e dei suoi abitanti è proprio questo, non prendersi cura del proprio territorio, non proteggerlo e amarlo come fosse la propria casa, rassegnarsi all’inciviltà di molti e non prendere ad esempio la buona volontà di pochi.
Rossella Baldacconi, Dottore di Ricerca (PhD) in Scienze Ambientali
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