Quest’anno l’ANMIL Territoriale di Taranto celebrerà l’importante ricorrenza a Statte dove sono attese, da tutta la provincia, circa cinquecento persone, tra componenti del Consiglio territoriale ANMIL, invalidi del lavoro e loro familiari (info 099.7367018); la manifestazione si avvale del patrocinio del Comune di Statte, della Provincia di Taranto, di INAIL e di INPS.
Il programma della giornata inizierà alle ore 8.30 nella Chiesa del Santissimo Rosario, in Largo Lepanto, con la celebrazione della Santa Messa in suffragio delle vittime degli incidenti sul lavoro. A seguire i partecipanti si recheranno in corteo per le vie cittadine fino a raggiungere il locale Monumento ai Caduti, in Piazza Cherubini, dove sarà deposta una corona d’alloro: il monumento è stato inaugurato nello scorso mese di gennaio, un’opera voluta dall’Amministrazione comunale di Statte per ricordare tutti coloro che sono usciti di casa per andare al lavoro e non vi sono più tornati.
Alle ore 11.00, presso la Sala Congressi della Scuola Media Statale “Leonardo da Vinci”, in Via delle Sorgenti, si terrà il pubblico convegno “La fortuna non è un dispositivo di sicurezza”: è lo slogan di questa 65ª Giornata per le Vittime degli Incidenti sul Lavoro, con cui l’ANMIL invita tutti i lavoratori a non affidare alla “fortuna” la sicurezza sul posto di lavoro, ma invece a una rigorosa formazione ed educazione all’impego dei dispositivi previsti dalla normativa; nel corso della manifestazione l’INAIL consegnerà brevetti e distintivi d’onore ai nuovi Invalidi e Grandi Invalidi del Lavoro.
L’introduzione dei lavori, moderati da Mariella Tritto, consulente legale ANMIL Taranto, sarà a cura di Emidio Deandri, presidente provinciale dell’ANMIL, del Dott. Angelo Miccoli, Sindaco di Statte, e di Ivan Orlando, Assessore Unione dei Comuni – Comune di Statte. A seguire interverranno il dottor Doriano Castellano, specialista in Medicina del Lavoro, l’onorevole Giovanni Battafarano, consulente Welfare PD, l’ingegnere Sergio Strazzella, vicepresidente Gruppo Giovani Confindustria, l’avvocato Nunzio Leone, esperto in sicurezza del lavoro, il dottor Vito Sante Linsalata, direttore INAIL Taranto, il dottore Giuseppe Gigante, direttore regionale vicario INAIL.
Annunciando l’evento il presidente provinciale ANMIL Taranto, Emidio Deandri, ha detto «da alcuni anni viviamo un periodo di profondi cambiamenti, che ci ha imposto di familiarizzare con concetti fino a qualche decennio fa estranei alla nostra cultura del lavoro ed al nostro diritto, come flessibilità, nuovi contratti e decentramento produttivo; sono “novità” che hanno influito negativamente sul fronte della sicurezza dei lavoratori e, conseguentemente, sul fenomeno infortunistico».
«Unico dato positivo nei primo otto mesi del 2015 – ha continuato Emidio Deandri – è la riduzione del numero degli infortuni sul lavoro, circa 410.000 con un calo di 17.000 unità rispetto ai 427.000 dello stesso periodo del 2014, fenomeno causato dalla riduzione dei posti di lavoro per la crisi economica. Invece la situazione si aggrava analizzando i dati relativi ai morti per incidenti sul lavoro che mostrano un sensibile incremento delle denunce passate dai 652 casi dei primi 8 mesi del 2014, ai 752 del 2015: 100 casi in più che equivalgono ad un aumento di oltre il 15%. Una tendenza che, se proseguirà, dopo un decennio ininterrotto di contrazione delle morti sul lavoro, vedrà l’anno in corso destinato a segnare una preoccupante inversione di tendenza nell’andamento del fenomeno come non si verificava dal 2006».
«Ci preoccupa soprattutto la crescita delle malattie professionali denunciate all’INAIL che, solo nei primi 8 mesi del 2015, sono aumentate di ben 1.000 unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, passando dalle 38.000 patologie denunciate ad agosto 2014, alle oltre 39.000 del 2015. In complesso, poi, dovrebbe allarmare il dato sui lavoratori complessivamente deceduti lo scorso anno con riconoscimento di malattia professionale, che sono stati 1.488: più di quattro morti al giorno, un numero impressionante, un’autentica “strage”, ma che normalmente non trova l’attenzione mediatica che la gravità del caso richiederebbe».
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