Ambiente, Pedicini (M5S): “Con nuova direttiva Ue vincono le lobby del petrolio”
Il Parlamento europeo ha approvato a maggioranza questa mattina una direttiva sulla limitazione delle emissioni nell’atmosfera di inquinanti generati da impianti di combustione, nell’ambito del nuovo quadro per la qualità dell’aria nell’Ue, così come definito dalla strategia Europa 2020.
“E’ un provvedimento che colma un gap legislativo sugli impianti di combustione da uno a 50 mega watt, fino ad ora mai regolamentati, – ha commentato il portavoce europeo del M5s Piernicola Pedicini – ma, come sempre, è debole e parziale in quanto non ha incluso nella nuova regolamentazione gli inquinanti particolarmente tossici per la salute umana, come il mercurio o le diossine. Inoltre, ha escluso dalla normativa le piattaforme petrolifere offshore e gli impianti alimentati a biomassa che possono così inquinare senza limiti.
L’aspetto ancora più grave – ha aggiunto Pedicini, che è componente della commissione ambiente di Bruxelles – è che le modifiche apportate alla direttiva dal Parlamento hanno addirittura indebolito la proposta della commissione, di conseguenza, con la solita scusa che questa direttiva è meglio di niente, i cittadini europei pagheranno l’ennesimo pizzo, dei vecchi partiti di centrodestra e di centrosinistra, all’industria delle centrali elettriche e alle multinazionali del petrolio.
Se fossero stati impostati dei valori limite di emissione più rigidi – ha spiegato il portavoce del M5s – sarebbe stato un modo efficace per affrontare i problemi di inquinamento atmosferico nei Paesi europei affrontando il problema alla fonte. Ciò per rendere l’ambiente più pulito, i cittadini meno esposti e prevenendo enormi costi sociali, sanitari ed economici per l’Europa. Inoltre, dei valori limite più bassi, avrebbero potuto anche incentivare maggiore competitività per le imprese interessate e incrementare l’eco-innovazione, contribuendo in tal modo alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Il M5s Europa – ha concluso Pedicini – non condivide i contenuti della direttiva approvata oggi per almeno due motivi: i tempi troppo lunghi richiesti alle aziende per il rispetto dei valori limite di emissione e per l’esclusione di alcuni impianti dal campo di applicazione della direttiva come turbine a gas e motori a gas usati su piattaforme off-shore, dispositivi di rigenerazione dei catalizzatori di cracking catalitico, dispositivi di conversione del solfuro di idrogeno in zolfo, reattori utilizzati nell’industria chimica”.