Egr. Prof. Giorgio Assennato, io potrei “lavorare per il Re di Prussia”, come dice lei (un modo per dire che lavoro per niente e quindi anche beffardamente a mio danno), ma il danno che potrei arrecare io, da semplice cittadino, non sarebbe mai così grande come quello che potrebbe arrecare un uomo che ricopre un ruolo istituzionale molto importante come il suo. Si ricordi, per esempio, la fine che fece il Maresciallo di Francia, incapace di coordinare le proprie truppe sul campo di battaglia, divenuto il naturale capro espiatorio del disastro di Rossbach.
Nella mia nota del 1 ottobre scorso, riportata anche dalla stampa, a cui lei prontamente ha risposto, ho solo espresso il dubbio in merito all’efficacia del piccolo dispositivo che si applica sul proprio smartphone che da molti viene ormai erroneamente considerato come il misuratore portatile dell’inquinamento atmosferico. Sul sito di Arpa Puglia viene addirittura definito “strumento scientifico per misurare minuscole particelle nell’atmosfera che contribuiscono all’inquinamento atmosferico e le sue conseguenze”. Un apparecchietto che si installa, come una appendice posticcia, sulla fotocamera del cellulare e che funzionerebbe grazie ad una applicazione da scaricare sull’i-Phone. Probabilmente non sa che a Milano ed in altre città viene già venduto anche nei supermercati a pochi euro e che forse, a breve, vedremo anche sui cataloghi di oggetti per la casa della D-Mail.
Ho l’impressione che si stiano creando false aspettative tra i cittadini e molti sono gli operai che lavorano nelle industrie vicine che ci chiedono con come si faccia ad averlo. Come lei sa meglio di me, questo giocattolino non è in grado di fare le analisi di tipo qualitativo, ma riesce a fare delle fotografie per rilevare la presenza di “torbidità”, senza far distinzione se trattasi di cancerogeni, di gocce di umidità, di nebbia o, per esempio, di polvere di borotalco.
Soffermandoci troppo sulla “bontà” di questo aggeggio, ho la sensazione che si possa scadere nel pressapochismo e persino nel ridicolo, soprattutto se pensiamo che nella mia sfortunata città non si sa ancora se le centraline, quelle Vere della qualità dell’aria di Taranto siano efficaci a rilevare i fenomeni di inquinamento industriale o meno e se le stesse forniscano dati qualitativamente validi ai sensi della UNI CEI EN 17025. La nostra è una esigenza di conoscere l’adeguatezza dei sistemi di monitoraggio e controllo della rete urbana di centraline Arpa e di quelle allocate a ridosso dell’area industriale.
Il problema, infatti, non risiede nel dato relativo alla qualità dell’aria urbana, ma nella quantificazione e nella qualificazione del contributo emissivo derivante da fonte industriale rilevabile nei punti di massima ricaduta, ove identificati. Altro elemento di fondamentale importanza è sapere quali parametri siano stati ricercati, se quelli tipici di qualità dell’aria (da traffico) o anche quelli di natura industriale. Non sono certamente io a doverle spiegarle l’importanza dell’applicazione di modelli a recettore per la stima dei contributi delle sorgenti, come anche l’importanza di identificare correttamente il posizionamento delle centraline di monitoraggio onde evitare di sottostimare i diversi contributi emissivi.
Le relazioni sulla qualità dell’aria riportate sul sito istituzionale dell’Arpa Puglia non forniscono indicazioni sulla conformità delle misure agli obiettivi di qualità del dato. Inoltre, dal sito istituzionale della stessa Agenzia, di cui lei è il direttore, non si ha evidenza delle attività di verifica in campo svolte dal personale ARPA Puglia sulle prestazioni dei sistemi di monitoraggio in continuo delle emissioni (SME), dei risultati rinvenienti dalle attività di campionamento e analisi delle emissioni in atmosfera, dei controlli effettuati a camino e dei risultati della rete dei deposimetri per il controllo del particolato delle polveri di deposizione.
In qualità di semplice cittadino, le chiedo, pertanto, di rendere pubbliche tali informazioni, come previsto dalla norma sulla trasparenza, così come tutti i risultati dei suddetti controlli eseguiti almeno nel corso degli ultimi due anni, anche al fine di rassicurare la popolazione sul rispetto dei valori limite di emissione e sulla valutazione del contributo emissivo dei singoli impianti insistenti nell’area industriale, sia di tipo convogliato, sia di tipo diffuso.
Fabio Matacchiera (resp. legale Fondo Antidiossina Taranto)
Da “Inchiostro Verde”, che ieri aveva pubblicato l’intervento critico di Assennato, la ricostruzione del botta e risposta.
“Più che Ispex a Taranto servono centraline idonee”. Si era espresso così Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina onlus, in una nota stampa diffusa ieri in cui afferma:“Se lo ritenete interessante, chiamate l’Arpa Puglia che mette a disposizione gratuitamente questo piccolo accessorio da applicare al proprio i-Phone (qui è spiegato di cosa si tratta, ndr). Rimane tuttavia il fatto più importante che, a tutt’oggi, non sappiamo ancora bene se le centraline della qualità dell’aria di Taranto siano efficaci a rilevare i fenomeni di inquinamento industriale o meno e se le stesse forniscono dati qualitativamente validi ai sensi della UNI CEI EN 17025″. Qui la nota di Matacchiera sul progetto di monitoraggio della qualità dell’aria denominato Ispex: https://www.inchiostroverde.it/fondo-antidiossina-piu-che-ispex-a-taranto-servono-centraline-idonee.
La replica del prof. Giorgio Assennato, direttore generale di Arpa Puglia, non si è fatta attendere: “Forse non si sarà reso conto che mettendo in dubbio l’efficacia del sistema di monitoraggio della qualità dell’aria urbana, costituito dalla rete delle centraline Arpa, lei mina alla base il fondamento scientifico della perizia del prof. Biggeri – scrive Assennato a Matacchiera dopo aver letto la nota stampa di ieri – nel corso dell incidente probatorio del marzo 2012 proprio utilizzando i dati di Arpa poté definire l’impatto sanitario del PM10 di Taranto e di Tamburi in particolare. Lei lavora per il re di Prussia? Rifletta prima di scrivere”.
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