Appena scesa giù nell’amato mondo sottomarino, mi accorgo che il paesaggio è incantevole e caratterizzato da un’altissima biodiversità. Da una distesa di sedimento sabbioso, spuntano numerosi blocchi di coralligeno, articolate costruzioni di profondità create nel corso dei secoli da alghe rosse dal tallo duro come pietra. Le alghe hanno lentamente sovrapposto i loro talli costruendo magnifiche strutture rigide, rosa o rossastre, su
Proseguendo l’immersione, la mia attenzione è immediatamente catturata da gigantesche spugne arborescenti che si innalzano dai blocchi di coralligeno. Le morbide ramificazioni arancioni appartengono alla specie Axinella cannabina, spugna inserita nella Convenzione di Barcellona e protetta dalla legge. La grandezza di
Continuo a pinneggiare e mi soffermo ad osservare e immortalare con la mia macchina fotografica ogni biocostruzione. Su molte di queste, si sono sviluppati graziosi briozoi, chiamati comunemente “corna d’alce” per le particolari ramificazioni rigide e biforcate. Anche questi invertebrati sono molto fragili e vulnerabili, basta una semplice pinneggiata data distrattamente per distruggere anni di meticolosa edificazione. Altri blocchi coralligeni sono invece letteralmente tappezzati da strati di spugne incrostanti multicolore, gialle, celesti, viola, e da ascidie arancioni o rosse scarlatte. E in questo tripudio di colori vivono piccoli molluschi nudibranchi, granchi e gamberetti, stelle marine e pesciolini bentonici variopinti, tra cui ghiozzi e peperoncini.
E sulla distesa di sedimento sabbioso che circonda le ricche biocostruzioni, le sorprese non finiscono. Imponenti esemplari di Pinna nobilis si elevano dal fondo e mostrano le ampie valve completamente ricoperte da organismi colorati. Anche questa specie è rigorosamente protetta dalla legge, inserita nella Direttiva Habitat 92/43/CEE nell’Allegato IV “Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”. Oltre alle Pinne, giacciono sul fondo sabbioso le belle ma ormai rare conchiglie delle Cozze San Giacomo, che un tempo venivano considerate esempio di armonia e bellezza tanto da essere riprodotte dagli scultori e aggiunte come splendidi elementi decorativi nelle chiese e negli antichi palazzi tarantini.
Rossella Baldacconi, PhD in Scienze Ambientali
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