TARANTO – La possibilità di partecipare alla costruzione del gasdotto Tap tramonta sull’orizzonte dell’Ilva e per la siderurgia italiana la notizia suona come il De profundis. Con una lettera datata 18 settembre 2015, il consorzio Tap ha comunicato a Metal One Corporation, il trader giapponese che ha garantito finanziariamente l’Ilva nella partecipazione alla gara internazionale per la costruzione del gasdotto, che la proposta è stata bocciata a causa di una serie elementi ritenuti non adeguati: dalla non conformità alle specifiche tecniche del progetto ai tempi e luoghi di consegna dei tubi. Contestazioni che, secondo il giudizio di una fonte qualificata vicino al dossier, «sarebbero state tutte tranquillamente superate se non fosse mancata, da parte dell’Italia, un interessamento attivo e un’azione politica adeguata». Sfuma così all’orizzonte una commessa che valeva per Ilva, secondo indiscrezioni, 300 milioni di euro e che avrebbe garantito a Taranto lavoro in un settore, la costruzione di tubi, da sempre tra i più redditizi. La pessima notizia formalizzata a Metal One dal consorzio, inoltre, forse spiega anche perché a Taranto i commissari hanno deciso, un paio di settimane fa, di chiudere uno dei due tubifici dello stabilimento (ai sindacati è stato detto che l’impianto necessitava di manutenzione). Il fallimento dell’Ilva nella corsa alla costruzione del Trans Adriatic Pipeline è un fallimento per l’Italia intera.
Fonte: Themeditelegrafh
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Foto: in alto una foto scattata da InchiostroVerde sul lungomare di San Foca (Lecce) in occasione di una manifestazione contro il gasdotto Tap organizzata un anno fa (leggi qui)