«Permettere l’arrivo di 35mila tonnellate d’olio d’oliva tunisino – rimarca Lazzàro – potrebbe avere effetti pesanti sul nostro mercato olivicolo. Questo ingresso temporaneo senza dazio, oltre a valere per il biennio 2016-2017, andrebbe ad aggiungersi alle 57mila tonnellate già previste dall’accordo di associazione UE-Tunisia. Siamo sconcertati da un provvedimento del genere – continua il presidente – perché esso suona come una beffa per l’olivicoltura italiana e per quella pugliese e tarantina in particolare. Siamo pronti a bloccare i porti per scongiurare questo vero e proprio attentato all’olio d’oliva italiano di qualità e sollecitiamo i nostri parlamentari europei e le Istituzioni che ci rappresentano, a partire dalla Regione Puglia, ad adoperarsi con tutti i mezzi per tutelare un pezzo importante dell’agricoltura Made in Italy».
A preoccupare Confagricoltura Taranto è soprattutto lo scenario contingente in cui verrebbe ad impattare l’importazione di olio tunisino nel mercato comunitario: «Sono due anni che lottiamo contro la Xylella – spiega Lazzàro – lasciando per strada un meno 35% di prodotto nel 2014 e non mi risulta che la Commissione Ue sia stata così celere nel sostenere le nostre produzioni così come, al contrario, intende fare con quelle tunisine per questioni evidentemente di tipo geo-politico».
Difatti, nell’ottobre 2015 la Tunisia e l’UE avvieranno i negoziati per istituire un accordo di libero scambio globale e approfondito che provvederà in particolare a liberalizzare ulteriormente gli scambi del settore agricolo. «Una scelta scellerata – sottolinea il presidente di Confagricoltura Taranto – perché, al pari della proposta che riguarda l’olio d’oliva, rischia di esporre le nostre produzioni ad una concorrenza sleale che già oggi ci penalizza notevolmente. Mentre l’Ue e la stessa Italia ci sottopongono a regole e controlli severi, andiamo incontro ad un esito paradossale: liberalizzare e legittimare la concorrenza di Paesi sleali. Per giunta in settori vitali come l’olio d’oliva in cui, come noto, in Europa i maggiori produttori sono Spagna, Italia, Grecia e Portogallo, mentre nel nostro Paese, che è anche il maggior importatore mondiale, è la Puglia a detenere il primato. Non accetteremo mai – conclude Lazzàro – che l’olio di Tunisi a basso costo prenda il posto di quello di Taranto e Bari, per giunta con l’avallo della “nostra” Mogherini»
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