Sei provinciale se… – L’elenco di atteggiamenti da scardinare a Taranto (e non solo)
E’ una questione culturale, non c’è dubbio, ma non di quelle legate all’istruzione scolastica. Si tratta di chiusura e paura: rispetto al nuovo, al diverso, agli altri. Non è un problema esclusivo di Taranto, ma più in generale delle città di periferia, lontane dalle contaminazioni che aprono la mente.
Nessuno che vi nasce è immune, neppure chi ha fatto i conti con i propri limiti e cerca di superarli. A volte nemmeno chi emigra verso lidi più cosmopoliti. Spesso in centri come Taranto è addirittura indotta, perché funzionale al sistema.
Certo nella mentalità risiedono anche le proprie radici culturali, non solo aspetti negativi e menomale. Ma perché allora quest’elenco così irritante? Lo scopo è quello di suscitare una riflessione, stimolare aperture, instillare dubbi. Per capire e provare a modificare certi atteggiamenti è necessario riconoscerli.
Qualcuno lo abbiamo messo a fuoco, ma chissà quanti altri ce ne sono, o addirittura ci appartengono tanto profondamente da non riuscire neppure ad individuarli. Perciò questo post lo scriveremo insieme a voi, noi iniziamo, voi continuate.
E’ anche un j’accuse, lo ammettiamo, però non sarebbe male vederlo come qualcosa su cui lavorare. Attenzione però, non si tratta di una lista di comportamenti più o meno (in)civili, ma di predisposizioni mentali.
Diciamo che potremmo definirle le prime reazioni, volute o inconsce, che abbiamo di fronte a determinate situazioni. E’ mentalità? probabile, ma proviamo a cambiarla, niente è per sempre. E tu con quanti di questi atteggiamenti ti scontri quotidianamente? E quanti ti appartengano? Sei pronto? Iniziamo.
Sei provinciale se…
- Bolli le stravaganze altrui senza coglierne il senso di libertà che possono donare anche a te;
- Vivi a metà perché tormentato da quel “e poi la gente che deve pensare?”;
- Usi il tuo peggior sarcasmo per mortificare gli entusiasmi altrui, credendo perfino di essere simpatico;
- Consolidi le tue certezze demolendo gli altri, anziché cercando di elevare te stesso;
- Le differenze ti fanno paura, invece di suscitarti il desiderio di arricchirtene;
- Sei alla continua ricerca di etichette per ogni comportamento e ogni personalità diversi dai tuoi, solo perché le tue certezze risiedono soprattutto nei tuoi schemi;
- Appena puoi ergi muri utili a creare un “noi” e un “voi”;
- Sei sempre pronto a condurre una guerra fra poveri come il sistema vuole che tu faccia;
- Credi in un’impresa solo un attimo dopo che è diventata possibile, o che ci crede la maggior parte della gente. Peccato che la si costruisca prima;
- Hai sempre un alibi per la tua inazione, “tanto non cambierà mai niente”;
- Semini indifferenza e rassegnazione per non prenderti il fastidio di impegnarti. Senza comprendere che incoraggiare e dare fiducia è il solo modo per stimolare il cambiamento di cui ti avvarresti anche tu;
- Invece di comprendere, giudichi;
- Ti pavoneggi se non paghi l’ingresso agli eventi trend di turno, tanto da perdere ogni dignità nel dare la caccia all’accredito. Se l’hai ottenuto, l’evento è stato organizzato benissimo, altrimenti fa schifo tutto;
- Uscire la sera significa andare a mangiare fuori. Se ti propongono qualche evento in cui mangiare è secondario, misurerai comunque il costo del biglietto sulla base di ciò che hai mangiato. Se addirittura non è un evento in cui si mangia, allora lo standard di divertimento dovrà giustificare l’esserti preso questo fastidio e in caso negativo darai la colpa all’amico che te l’ha proposto (se non davanti, da dietro):
- “In questa città non c’è niente, né c’è mai niente da fare” e quando c’è qualcosa che ti piace ma non lo sapevi è perché “hanno sbagliato, dovevano pubblicizzarla di più”. E siccome non compri un giornale manco morto e non ti prendi la briga di andare a consultare i siti preposti, la maggiore pubblicità che chiedi significa: a) che te lo deve sbattere in faccia la tv locale con un bombardamento di spot ogni 5 minuti, b) hai bisogno che ti mettano quegli orribili poster abusivi appiccicati alla segnaletica stradale, c) che gli organizzatori vengano a bussare a casa tua per avvisarti (e forse manco gli daresti retta perché tu diffidi di tutto, almeno fin quando non vedi che la cosa ‘tira’);
- Quando amici e parenti vengono a trovarti da fuori li porti fuori provincia, perché qui non c’è niente da vedere (vedi sopra). In realtà c’è tanto ma non lo sai;
- Ricevi una gentilezza ma non ringrazi per timore di diventare debitore della persona cortese. Lo stesso motivo per cui tu sei gentile con gli altri solo quando credi di poterne ricavare qualcosa;
- Forse il tuo interlocutore ha ragione, ma non gli darai mai la soddisfazione di ammetterlo, né a lui, né a te stesso;
- Anziché chiarire davanti, sparli da dietro;
- A una cosa buona che dici di qualcosa o qualcuno, senti la necessità di abbinare sempre un ‘però…’;
- Cerchi un colpevole, più di una soluzione;
- Sulle piccole questioni quotidiane ti arrabbi senza ragionare, sulle grandi tolleri di tutto;
- Sei disoccupato ma in realtà ti senti un libero professionista, ed è per questo che sostieni sempre le ragioni dei datori di lavoro;
- Cinque minuti dopo la tua prima busta paga, hai la tua bella macchinona sportiva e super accessoriata;
- Non arrivi a fine mese e te ne lamenti al tuo iphone 18;
- Spacci come grande amico una persona che presenti ad un’altra pensando di guadagnare crediti con entrambe;
- Chi fa quello che fai tu, come lo fai tu, è fantastico come te. Anche quando oggi sei di qua e domani all’esatto opposto (perché ci metti poco con la tua faccia di bronzo a cambiare bandiera in presenza di una convenienza);
- Non ti discosti mai dalla massa e i tuoi comportamenti, pensieri e modi di agire sono conformati in cliché comunemente accettati dal ‘gruppo’. Perché essere unico ti dà delle responsabilità che non vuoi, mentre inseguire la normalità ti dà modo di dividere gli errori con gli altri;
- I tuoi sono meriti, quelli degli altri fortuna (o… “chissà…”);
- Ti auto-commiseri per guadagnare crediti o, peggio, dissimulare la tua fortuna;
- C’è una trama oscura dietro ogni accadimento che non va come vorresti tu;
- Mai un’analisi di coscienza, tanto non è mai per colpa tua;
- Nelle tue critiche alla mentalità locale i tuoi concittadini sono sempre altro da te, tant’è che, nelle generalizzazioni negative che fai sovente, ne parli come “loro sono…”;
- Apprezzi il disonesto se per sbaglio o opportunità fa qualcosa di buono, ma l’onesto è come tutti gli altri se ne sbaglia mezza. Perché in realtà sei più diffidente verso l’onesto che il disonesto;
- I giornali per te sono solo titoli e immagini, ma poi sai tutto di tutto e dispensi lezioni a piene mani;
- Le regole civiche sono roba da ‘checche’, tu sei un duro.
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http://www.targatota.org/2015/09/sviluppo-sei-provinciale-se-un-elenco.html