Proprio per offrire questa tutela, che il sottosegretario Bellanova ha convocato le parti oggi. Ma per arrivare ad una proroga della cassa integrazione, che stavolta sarebbe stata per cessazione di attività e non più per ristrutturazione come nel passato, erano necessarie due condizioni preliminari: che Tct, posta in liquidazione a giugno dai suoi azionisti, che si sono ritirati dall’investimento fatto nel porto di Taranto, firmasse l’accordo di chiusura definitiva con l’Autorità portuale, e che la stessa Tct, ora rappresentata da tre liquidatori, avanzasse al ministero del Lavoro l’istanza per la cassa integrazione per cessazione.La prima condizione non si è però verificata influendo così anche sulla seconda. Che la situazione potesse complicarsi lo si era intuito già ieri. I liquidatori di Tct hanno infatti rinviato a stamattina il confronto finale col commissario straordinario dell’Autorità portuale di Taranto, Sergio Prete, sulla bozza di accordo quando invece una loro risposta era già attesa da alcuni giorni.
L’incontro odierno tra Tct e Authority, che si è avvalso anche della mediazione del ministero e del sottosegretario che ha incontrato i liquidatori, non è però servito a superare i punti di divergenza, sino a ieri costituiti sia dalla cassa integrazione pregressa (sono alcuni anni, infatti, che i lavoratori di Tct sono in cassa) che dai costi dello smaltimento dei fanghi provenienti dai dragaggi che la stessa Tct ha eseguito nell’area del porto nel 2005, fanghi ancora oggi stoccati a Taranto. Il mancato accordo sulla chiusura della presenza di Tct – l’intesa riguarda anche la restituzione della banchina e delle aree, nonchè la cessione all’Authority delle gru e delle attrezzature – ha quindi influito sulla proroga della cassa e ha determinato l’aggiornamento della trattativa al ministero del Lavoro.
FONTE: http://www.themeditelegraph.com/
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